Pozzuoli, nuova giunta: le elezioni del 2022 sono un ricordo

La nuova giunta comunale di Pozzuoli adesso è al completo. Dopo 15 giorni dalle sostituzioni di 3 assessori su 3, ieri è stato ufficializzato l’ingresso di un quarto, portando a 7 (numero massimo previsto dalla legge) gli assessori che affiancano il Sindaco Luigi Manzoni nella sua azione.

Dopo le nomine di Mariasole La Rana alle Politiche Sociali (al posto di Fabiana Riccobene), Salvatore Caiazzo all’Ambiente e al Verde pubblico (che ha sostituito Anna Attore) e Monica Barbieri al Demanio (nel ruolo ricoperto da Giacomo Bandiera), ieri è stata la volta di Paolo Ismeno al Bilancio, ai Tributi locali e ai Lavori pubblici.

Importante precisazione: le considerazioni che seguono non riguardano le persone e le loro professionalità. La nomina degli assessori segue spesso, per sua stessa natura, logiche di “equilibri politici” e di peso specifico dei gruppi in consiglio comunale. Difficile accontentare tutti, anche per meccanismi resi ancora più complicati dal numero ridotto di posti disponibili e dalla obbligatoria ripartizione al 50% tra uomini e donne. L’operato dei singoli potrà essere valutato solo in base agli atti concreti e al lavoro svolto. La dura e amara critica, che si è espressa nei giorni scorsi e che è tornata ad esprimersi in queste ore con malumori incrociati, muove da altro: la composizione della nuova giunta comunale (e della maggioranza che la sostiene in Consiglio Comunale) NON corrisponde più né ai risultati elettorali né agli schieramenti proposti ai cittadini nel giugno 2022.

Non è una polemica, è un dato oggettivo, su cui si propone una riflessione. Due settimane fa 4 consiglieri comunali, eletti in altre 2 coalizioni e che hanno sostenuto nella competizione elettorale altri candidati a sindaco, sono passati in maggioranza. E 4 consiglieri che hanno sostenuto alle elezioni Manzoni non hanno più rappresentanza diretta in giunta e dunque hanno dichiarato una sorta di “appoggio esterno” in Consiglio comunale valutando i singoli atti. Ma gli allargamenti o anche le modifiche nella maggioranza non sono un fatto nuovo in politica. Ieri, invece, si è concretizzato il caso più eclatante, annunciato da tempo e più volte smentito dal diretto interessato: Ismeno che diventa assessore con il Sindaco Manzoni dopo essere stato il suo “competitor”, il principale candidato avversario in una campagna elettorale “senza esclusione di colpi” (parole sue), uscito sconfitto per poche centinaia di voti in un ballottaggio che vide gli elettori spaccati a metà. Da qualsiasi angolatura si osservi la cosa, qualunque sia stata la preferenza espressa da un singolo cittadino 3 anni fa per la carica di consigliere o sindaco, motivata da sentimenti “pro” o “contro”, qualunque sia stata la valutazione sui diversi programmi presentati, nessuno oggi a Pozzuoli può dichiarare che il suo voto è stato rispettato, in tutto o in parte. Qualcuno sarà più arrabbiato di altri, ma tutti possono ritenersi delusi.

Certo, è tutto legittimo, nel senso che in Italia non c’è il vincolo di mandato. Chi viene eletto nelle Istituzioni, una volta in quelle stanze non è più legato esclusivamente a chi lo ha votato e può compiere inversioni e cambi di passo, anche se nella retorica della competizione elettorale contemporanea ci si dimentica spesso di precisarlo alla gente durante le accese contrapposizioni localistiche che precedono il voto. Chi poi modifica la collocazione ha tutto il diritto di motivare e dimostrare le sue ragioni in base a mutate condizioni programmatiche o generali. Chi è rimasto fuori – anche se ciò avviene per scelta degli altri – si proporrà al pubblico come paladino della coerenza, con maggiore o minore successo. Ma sembra un gioco di ruoli a fasi alterne e questa dinamica, ricordiamolo, non è nuova. La tattica delle cooptazioni in campo avversario, così come le composizioni e le scomposizioni dei gruppi, hanno caratterizzato, per restare al caso di Pozzuoli, anche le consiliature precedenti.

Il problema, dunque, non riguarda solo le scelte personali degli attuali protagonisti, ma investe la credibilità delle Istituzioni. Spieghiamoci meglio: dopo il 1993 la legge elettorale nei Comuni subì un profondo cambiamento, con l’elezione diretta del sindaco e l’indicazione chiara delle coalizioni contrapposte. Piaccia o no, al momento questo è il sistema vigente, che fu presentato 30 anni come una “rivoluzione” nel rapporto fiduciario tra amministratore e cittadino e che però adesso viene completamente contraddetto durante il mandato, un altro effetto collaterale della democrazia rappresentativa sempre più “liquida”, da quando è orfana di partiti e formazioni politiche capaci di praticare una reale e costante partecipazione dei cittadini secondo lo spirito della Costituzione. A rimetterci, fin troppo ovvio dirlo, è spesso la concreta azione amministrativa che subisce queste dinamiche e non garantisce continuità.

Ritrovarsi con amministratori e schieramenti diversi da quelli che si erano presentati sulla scheda elettorale è ormai più di un rischio, ma una costante. Con il risultato di allontanare sempre più le persone da un voto consapevole, il cui esito è privato di ogni successiva forma di controllo popolare. Elezione dopo elezione, in un loop che non si riesce a interrompere.

Tutto ciò avviene a Pozzuoli durante la maggiore crisi economica e sociale degli ultimi 40 anni, nel pieno di una recrudescente fase bradisismica assunta ora paradossalmente come “alibi” per le nuove alleanze; in realtà la fase è in corso da tempo e avrebbe imposto, proprio per la sua eccezionalità, un punto di riferimento autorevole e su chiaro mandato popolare, una voce critica e decisa verso il governo e un’azione amministrativa efficace in tutti gli aspetti di gestione ordinaria e straordinaria, che non c’è stata. Basti pensare al fatto che per mesi sono rimasti in carica assessori già dimissionari, sfiduciati “di fatto” o vere e proprie “figure fantasma”. Questo rimpasto, perfezionatosi ora con l’ingresso in Giunta del candidato sindaco principale avversario al primo cittadino eletto, veniva annunciato da un anno come elemento di svolta e rilancio e invece appare a molti come una soluzione ponte e un rimescolamento delle carte verso le prossime elezioni amministrative previste nel 2027.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.