Coronavirus, salute e lavoro, nuove regole decise da Governo e sindacati

Da una parte la contraddizione di tenere aperti i luoghi di lavoro, grandi e piccoli, pubblici e privati, mentre si invitano tutti gli altri cittadini a restare a casa; dall’altra la necessità di non interrompere del tutto la catena produttiva, almeno fin quando non sarà necessario, per evitare conseguenze ancora più drammatiche sul piano economico e sociale. E’ su questo difficile equilibrio che si muove in questi giorni la regolamentazione del lavoro. Ad aggiungersi sono le preoccupazioni dei lavoratori, soprattutto dipendenti, che denunciano l’assenza di condizioni di sicurezza e di tutela della salute. Non a caso in diverse aziende in tutta Italia si segnalano scioperi, anche “spontanei”, e segnalazioni formali alle Asl, all’Ispettorato del lavoro e ai rappresentanti territoriali per la Sicurezza.

In questo quadro complessivo, questa mattina sabato 14 marzo, presso la Presidenza del Consiglio, i sindacati Cgil, Cisl e Uil, Confindustria e altre organizzazioni di impresa hanno sottoscritto con il governo un “protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”.

Ecco, sinteticamente, cosa prevede il PROTOCOLLO (Testo integrale in pdf)

  • Obbligo di rimanere a casa con febbre a 37,5 o altri sintomi influenzali e di chiamare il proprio medico di famiglia e l’autorita’ sanitaria.
  • Controlli all’ingresso per il personale, prima dell’accesso al luogo di lavoro.
  • Pulizia quotidiana e sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni, assicurate dall’azienda.
  • Obbligo per le persone presenti in azienda di lavarsi le mani e obbligo dell’azienda di mettere a disposizione idonei mezzi detergenti.
  • Qualora il lavoro imponga una distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative e’ necessario l’uso delle mascherine e di altri dispositivi di protezione (guanti, occhiali, tute, cuffie, camici) conformi alle indicazioni dell’OMS.
  • Accesso agli spazi comuni, comprese le mense aziendali, le aree fumatori e gli spogliatoi, in modo contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta e con il mantenimento della distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone.
  • Chiusura dei reparti non necessari diversi dalla produzione e ricorso, laddove possibile, allo smart work, o comunque a distanza.
  • Rimodulazione dei livelli produttivi e dei turni, con l’obiettivo di diminuire al massimo i contatti e di creare gruppi autonomi, distinti e riconoscibili.
  • Utilizzo in via prioritaria di ammortizzatori sociali o, in caso contrario, di periodi di ferie e permessi arretrati e non ancora fruiti.
  • Sospensione e annullamento di trasferte e i viaggi di lavoro nazionali e internazionali, cosi’ come gli eventi interni e di formazione.
  • Nel caso in cui una persona presente in azienda sviluppi febbre e sintomi di infezione respiratoria come la tosse, lo deve dichiarare immediatamente all’ufficio del personale, per procedere al suo isolamento e a quello degli altri presenti dai locali. L’azienda avverte immediatamente le autorita’ sanitarie competenti e i numeri di emergenza per il Covid-19 e collabora per la definizione degli eventuali “contatti stretti”.

IL DATORE DI LAVORO E’ RESPONSABILE DELLA SALUTE DEI LAVORATORI – A prescindere da questo protocollo di intesa firmato oggi e applicabile su tutto il territorio nazionale, va ricordato che nel nostro Ordinamento il datore di lavoro è sempre responsabile delle condizioni di salute dei lavoratori sul luogo di lavoro. “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro” (art. 2087 c.c.), in coerenza agli artt. 32, 37 e 41 della Cosituzione.

Anche sulla base di questo principio, e in forza del proprio ruolo di massima autorità sanitaria del territorio, si segnalano casi in cui i sindaci dispongono la chiusura di aziende, tanto che più se non rispettano le indicazioni governative, specifiche all’emergenza coronavirus. E’ quanto accaduto a Bacoli, dove il sindaco Josi Della Ragione ha ordinato la chiusura degli stabilimenti Mbda e Leonardo del Fusaro, principale fabbrica presente in città, con centinaia di lavoratori dipendenti- “Trovo intollerabile che nei principali stabilimenti industriali della nostra città, Leonardo ed MBDA, i dipendenti stiano lavorando senza mascherine. Addirittura, su indicazione dei dirigenti locali e nazionali, gli è vietato di indossarle “per non creare panico”. – ha dichiarato il primo cittadino.Trovo intollerabile che, fino a ieri sera, non era stata effettuata la sanificazione dei locali di lavoro. Non è mia intenzione contrastare il diritto al lavoro. Ma non è pensabile che i lavoratori vengano trattati in questo modo. Non è pensabile che a causa di misure incoscienti si metta a repentaglio la salute di centinaia di operai. Bacolesi e non. vanificando i sacrifici che tutta la popolazione di Bacoli sta mettendo in campo, per evitare la diffusione del Coronavirus. Per questi motivi ho disposto la sospensione ad horas delle attività dei reparti, nonché di tutti gli stabilimenti aziendali, localizzati sul territorio di Bacoli, che non hanno assunto i protocolli di sicurezza anti-contagio, come l’adozione di protezioni individuali (mascherine, etc), fino all’adeguamento delle strutture industriali di lavoro alle misure di prevenzione al COVID-19.

Appelli in queste ore si susseguono anche al sindaco di Pozzuoli da parte di lavoratori e rappresentanti sindacali di diverse aziende del territorio, in particolare situate nella zona industriale di Via Campana. In altri siti di lavoro, e più in generale, per tutti coloro che si recano a lavorare, desta preoccupazione il fatto che tra i primi contagiati accertati dei giorni scorsi ci siano stati dipendenti della Wind al comprensorio Olivetti e del Comune di Quarto.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.