Campi Flegrei e bradisismo, decreto parziale e deludente

Non ci sono motivi per essere soddisfatti. Ci riserviamo di leggere il testo ufficiale che sarà pubblicato a giorni in Gazzetta per una valutazione definitiva, ma dalla sintesi offerta nel comunicato stampa del Governo e dalla lettura delle bozze in circolazione, le misure previste per i Campi Flegrei nel nuovo decreto del 30 aprile appaiono parziali e deludenti.

COSA PREVEDE IL DECRETO – Il punto più concreto è la giusta equiparazione degli sgomberati dopo le scosse di marzo 2025 che hanno danneggiato soprattutto Bagnoli, con quelli post scossa di maggio 2024 che lasciò senza casa circa 1500 puteolani. Chi è stato allontanato dalle proprie abitazioni dopo gli eventi di mg 4.6 del 13 marzo e mg 3.9 del 15 marzo riceverà il contributo di autonoma sistemazione fino a dicembre 2026 (per un tempo massimo intorno a un anno e mezzo e non più limitatamente a 5 mesi). Potrà usufruire, inoltre, di contributi per la riqualificazione sismica delle proprie case attingendo da un nuovo fondo di 50 milioni di euro, spalmati però in 3 anni, esattamente come previsto per gli sgomberati di quasi un anno fa che stanno ancora attendendo che vengano accolte le loro istanze. Si tratta di un rimedio a una iniziale disparità assolutamente doveroso, quasi un atto dovuto, che tuttavia ripropone gli identici limiti delle misure precedenti. La misura del CAS per chi ha dovuto trovare una sistemazione abitativa in affitto e quella del contributo ai lavori per il ripristino delle case dichiarate inagibili vengono riproposte in fotocopia dopo i nuovi eventi sismici, senza alcun rafforzamento in termini di risorse o integrazioni normative per intervenire sulla speculazione del mercato degli affitti.

Veniamo alla sospensione dei versamenti tributari e contributivi, delle rate di mutui e dei finanziamenti erogati dalle banche in favore di imprese e famiglie colpite da ordinanze di sgombero. Si tratterebbe di una “sospensione” per un periodo di 5 / 6 mesi, fino al prossimo agosto, il che significa che le somme andranno comunque pagate entro una scadenza che pare fissata (nel testo non ancora ufficiale) a dicembre di quest’anno, con la sola agevolazione, quindi, di poter pagare in ritardo senza sanzioni e interessi … (grazie!). Ora, proviamo ad immedesimarci in chi ha perso la sede fisica, legale o operativa dove svolgeva la propria attività, o in chi non può godere chissà per quanto tempo dell’abitazione per la quale ha acceso un mutuo, in quanto sgomberati. La “boccata di ossigeno” sbandierata da qualcuno sui social si limiterebbe ad appena qualche mese di rinvio nei pagamenti. Non è chiaro, inoltre – e qui diventa fondamentale leggere il testo ufficiale in Gazzetta, perché la forma determina la sostanza – se questa misura riguarda tutti gli sgomberati o solo quelli “in conseguenza degli eventi di marzo 2025”.

TUTTO CIO’ CHE MANCA – La parte di decreto relativa ai Campi Flegrei, dunque, si rivolge ad una platea in ogni caso limitata. Ed è contestabile soprattutto per ciò che non è scritto. La scadenza dei contributi di autonoma sistemazione per gli sgomberati del 20 maggio 2024 pare confermata a dicembre 2025, nonostante tutti siano consapevoli che molti nuclei familiari per quella data continueranno a non poter rientrare nelle loro case. Nulla è previsto come sostegno al reddito in favore dei lavoratori dipendenti delle aziende che hanno sospeso o cessato le loro attività. Nulla come investimento per i settori economici più in crisi, a causa dei danni collaterali e indiretti della fase bradisismica. Nulla per aumentare i contributi alla riqualificazione sismica degli edifici dichiarati inagibili l’anno scorso. Nulla per velocizzare i tempi e incrementare i fondi (oggi appena 100 milioni di euro, diluiti in 5 anni e con procedure tutte ancora da mettere in campo) sul capitolo della “vulnerabilità”. Il tema di come rendere l’edificato abitativo privato “resiliente”, in grado cioè di reggere il fenomeno del bradisismo ed eventuali nuove scosse di lieve o media potenza in un’ottica preventiva, sembra essere scomparso dall’agenda politica di questo Governo. Lo stesso Governo che per bocca del suo ministro per la Protezione Civile Musumeci evidenziava nel recente passato i numeri degli edifici a rischio, almeno 1000 considerati potenzialmente ad alta vulnerabilità dalla prima fase di “controllo speditivo”.

NON E’ FINITA – Insomma, sul tavolo per i Campi Flegrei finora c’era qualche briciola. Adesso ne è stata aggiunta qualcun’altra, ma sempre con un approccio assistenzialista e a singhiozzo. La gran parte delle istanze del territorio, dei comitati e dal Consiglio Comunale di Pozzuoli pronunciatosi all’unanimità sono state disattese. Non viene colta, nel suo insieme, la richiesta allo Stato di una scelta di campo: quella di non lasciare morire la comunità flegrea in una logorante crisi sociale ed economica parallela alle evoluzioni del comportamento del vulcano. Forse la voce è anche arrivata a Roma, ma di sicuro non è stata capita bene, non è stata ascoltata e tanto meno accolta. Resta allora più che mai la necessità di insistere, a cominciare dai cittadini, evitando apprezzamenti e ringraziamenti di circostanza da parte delle Istituzioni locali.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.