RUBRICA DI CINEMA / Suburra di Stefano Sollima

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La trama si struttura in capitoli. Capitoli che seguono i giorni di una settimana, definita la “settimana dell’Apocalisse”. Roma. I protagonisti di questa storia sono principalmente tre. Filippo Malgradi è un politico che, tra corruzione e vita dissipata, trascorre una notte con una escort. La situazione precipita quando questa, a causa di una droga assunta, decede nella stanza dell’albergo, sotto i suoi occhi. Manfredi Anacleti, secondo protagonista, è un boss zingaro assetato solo di potere. “Numero 8” è un astro nascente della malavita di Ostia che, come il secondo protagonista, cerca di creare un varco con la sua criminalità. Tre storie che si intrecciano e si scontrano arrivando, attraverso un’apoteosi di violenza, al triste finale.

Continua la marcia trionfale del regista neorealista Stefano Sollima che, tra film e serie tv, sembra aver trovato la sua armonia nella rappresentazione della violenza e del degrado italiano ed internazionale.

Il film, la trama, si inseriscono tra due grandi “abbandoni”: quello di Berlusconi come Capo del Governo e quello di Papa Ratzinger come pontefice. Due figure “paternali” attraverso cui Sollima ci racconta la sua personale perdita del padre, il famoso regista di Sandokan. Scritta da Rulli e Petraglia, Suburra è una pellicola permeata di violenza grafica e contenutistica. Le interpretazioni dei protagonisti sono spettacolari, in particolare modo quella accademica di Favino. Come anche in ACAB, Sollima continua dunque a rappresentare il marcio del nostro paese che di “grande bellezza” ha ormai ben poco” ma che in realtà brulica di corruzione e squallore. Salvo, però, le dovute eccezioni.

Scritto da Antonio Di Fiore


Classe '93. Sono nato e vivo tuttora a Napoli. Attualmente frequento il corso di laurea in Scienze della Comunicazione, curriculum Cinema e Televisione. Aspirante regista e sceneggiatore, credo fermamente nel potere della settima arte.