Appena un mese fa l’annuncio di ulteriori di 54 milioni di euro: 50 finanziati dal Cipes per completare i lavori; 4 liquidati dalla Struttura commissariale al Comune di Pozzuoli per le procedure di esproprio. Da qualche giorno è notizia che il Consorzio Rione Terra – che svolge i lavori dai primi anni ‘90 – ha aperto con i sindacati l’iter che anticipa eventuali licenziamenti collettivi.
La città ha bisogno di capire. Istituzioni e soggetti privati coinvolti hanno il dovere di spiegare. Le preoccupazioni dei lavoratori edili sono comprensibili, ma vanno chiariti alcuni punti fermi: il cantiere del Rione Terra non è un sito produttivo da difendere; è un’opera pubblica, che avrebbe dovuto completarsi molto tempo fa. Il suo fine non è impiegare manodopera per un tempo indefinito, da prolungare negli anni; ma recuperare un pezzo di città. Il cantiere è diventato invece un pozzo senza fondo e sono stati accumulati ritardi su ritardi. Basti pensare che lo studio di fattibilità dell’Agenzia del Demanio datato 2018 fissava la definitiva conclusione dei lavori al lotto C entro il 2025. Cosa che, al momento, è fuori da ogni più ottimistica previsione. La comunità locale sembra così assuefatta alla presenza delle gru che ha smesso di chiedere tempi veloci per la valorizzazione e messa a reddito in un’ottica turistico-culturale. Anche perché gli attuali amministratori, dopo la revoca del precedente bando avvolto da code giudiziarie, non hanno più fatto sapere cosa intendono fare di quel patrimonio immobiliare e i dettagli del nuovo modello di gestione.
E allora il Consorzio spieghi quanti degli attuali dipendenti sarebbero in esubero rispetto alle opere da completare e perché. E se gli ulteriori 50 milioni di euro sono ritenuti insufficienti. Comune e Regione Campania, invece, dovrebbero pretendere un cronoprogramma certo e (ri)progettare una destinazione d’uso credibile. Volendo presumere che l’interesse generale resta la consegna dell’intera rocca alla città di Pozzuoli nel più breve tempo possibile, per farne qualcosa che crei iniziative e opportunità di lavoro diffuse. E porre fine a quanto visto finora.