A Pozzuoli c’è una fabbrica occupata, lavoratori a difesa del posto di lavoro.
Quando un solo posto di lavoro è a rischio è già un fatto grave; in un territorio come quello flegreo, che attraversa da anni una crisi sociale e civile, lo è ancora di più; ma nel modo in cui sta avvenendo in queste ore alla Celli Group in Via Campana, è davvero gravissimo. Si tratta di uno stabilimento metalmeccanico che per 40 anni con il nome CAB ha prodotto con successo macchinari nell’ambito del “beverage” (quelli che vediamo nei bar per fare granite o creme di caffè, per intenderci), acquistato in ottima salute economica da una società multinazionale che solo oggi comunica a voce un “problema di continuità”. Tutto ciò in piena violazione degli impegni presi ad investire sul sito produttivo, al di fuori di ogni prassi e procedura sindacale prevista dalla legge, con l’assurda richiesta ai circa 20 dipendenti del sito di Pozzuoli di prendersi permessi e ferie retribuite fino al 6 ottobre, giorno in cui è stato convocato un incontro in Prefettura tra società e rappresentanze sindacali.
Per i lavoratori, sempre in prima linea nel difendere i loro diritti e nella partecipazione civile e che avevano espresso da qualche tempo legittime preoccupazioni negate dai vertici aziendali, oggi organizzati nel sindacato Usb, non c’è stata altra scelta che dichiarare lo stato di agitazione permanente e presidiare i capannoni, per impedire il possibile svuotamento di merci e attrezzature. Una protesta esplosa proprio in vista dell’incontro di lunedì prossimo, quando Celli Group dovrà assumere una posizione ufficiale, illustrare il suo piano di sviluppo o le alternative ai suoi dipendenti, che non possono essere messi di fronte all’alternativa/ricatto tra licenziamento e trasferimento a 700 km di distanza. Soprattutto, dovrà dare spiegazioni su come è possibile decidere di abbandonare Pozzuoli appena pochi mesi dopo (dicembre 2024) aver acquistato la società già esistente.
La lotta di questi lavoratori può avere speranze se ha il sostegno della comunità e se questa vicenda diventa caso nazionale, con l’intervento di Istituzioni, parlamentari e mezzi di informazione. Riguarda tutti, perché è la dimostrazione di quanti danni alla vita delle persone e a un territorio può fare un’economia speculativa, disumana, fatta di operazioni finanziarie slegate dalla produzione reale.