Pesci morti al Lago d’Averno di Pozzuoli, tutto naturale

Tanti ne parlano, molti si preoccupano. I pesci morti trovati nel lago d’Averno di Pozzuoli rientrano in un fenomeno naturale che, negli ultimi giorni, sembra aver già raggiunto il suo apice, come da noi verificato con osservazione diretta a seguito di sopralluogo tenuto ieri, mercoledì 11 gennaio.

FACCIAMO CHIAREZZA – L’evento è legato ad un fenomeno naturale, cioè il rimescolamento delle acque del lago. Negli specchi d’acqua profondi si forma una stratificazione dell’acqua in funzione della temperatura e della densità. Questi due fattori sono intimamente legati tra di loro. La temperatura varia con la profondità: diminuisce dalla superfice verso il fondale,  la densità dell’acqua varia in base alla sua temperatura, ed è massima a 4C°. Al di sotto ed al sopra di tale temperatura, diminuisce. La stratificazione dell’acqua è dovuta alla capacità di un corpo più leggero, quindi meno denso, di galleggiare su uno più pesante e quindi più denso. Lo strato superficiale è più esposto alla luce e ricco d’ossigeno, per la presenza di vegetali, quindi si concentra la vita. In quello profondo non arriva luce ma avviene la decomposizione, che ha tra i prodotti l’idrogeno solforato, molto tossico. Quando la temperatura esterna diminuisce, cala anche quella dello strato superiore dello specchio d’acqua, avvicinandosi ai 4C°, e quindi aumenta la sua densità. Ne consegue che questo strato sprofonderà e verrà sostituito da quello meno denso, povero d’ossigeno e ricco di altre sostanze.

È esattamente che ciò che accade in questi giorni al Lago d’Averno: le temperature rigide degli ultimi giorni hanno causato il mescolamento delle acque del lago. L’idrogeno solforato sopra citato, oltre ad essere un prodotto della decomposizione, è anche emesso dalle fumarole, un tempo numerose nella zona dell’averno, ed è estremamente tossico.  Quindi, i pesci stanno morendo per la carenza di ossigeno e l’esposizione all’idrogeno solforato. I problemi del Lago d’Averno non certamente legati a fenomeni naturali. L’attenzione politica e mediatica dovrebbero concentrarsi sulla conservazione di questo ecosistema. Politiche di gestione e fruizione dovrebbero orbitare attorno della biodiversità come risorsa, base per uno sviluppo economico a lungo termine.

Scritto da Stefano Erbaggio


Nato nell' 88 e cittadino puteolano. Studente di Scienze Naturali, dal 2010 collabora con L'Iniziativa, occupandosi di ambiente e sviluppo sostenibile. Giornalista Pubblicista, ha collaborato con "La Nuova Ecologia", "Terra", "Cronaca Flegrea" ed "Il Roma". Volontario di Legambiente, integra l'amore per la natura con la difesa e la conoscenza del territorio. Dal 2012 è Guida naturalistica AIGAE, attivo specialmente nei Campi Flegrei e collaborando con numerose scuole del territorio.