Percorso archeologico Rione Terra: cambia il gestore, ma il sistema (sbagliato) è lo stesso

Il bando di gara per la gestione del percorso archeologico del Rione Terra di Pozzuoli è stato vinto dalla società CoopCulture, operativa dallo scorso fine settimana per garantire l’apertura del sito e l’organizzazione e la prenotazione delle visite. In una normale dinamica di mercato, la sostituzione di un soggetto privato a un altro nell’erogazione di un servizio pubblico dovrebbe essere considerata un’eventualità plausibile e indolore. Ma a Pozzuoli la novità è stata vissuta con sorpresa, clamore e addirittura accenni di proteste, dopo anni di aggiudicazioni e proroghe della precedente società privata “Turismo e Servizi”.

Chiariamo subito: cambia il nome del concessionario e i volti degli operatori all’ingresso del sito, ma il sistema è lo stesso. Chi ha effettuato la visita nei primi giorni ha riferito di alcune modifiche al percorso: è tornato visitabile l’affresco del “larario”, testimonianza di culto domestico inspiegabilmente chiusa al pubblico dal 2008. Al momento non è stata mostrata, invece, la parte più recente e più “museale” del percorso. Ci sarà modo per valutare la qualità del servizio offerto, che andrà affinandosi, ma le criticità gestionali di fondo erano già esistenti e si trascinano da anni. Anche se parte della comunità locale, forse, finora non le aveva colte. La fruizione del percorso archeologico, autentico gioiello che offre al visitatore la visione dell’antica città romana di Puteoli, ricca di decumani e botteghe, è resa possibile grazie a un contributo che viene erogato dalle casse comunali. Circa 200 mila euro l’anno, in cambio dell’obbligo a garantire l’apertura per 365 giorni l’anno, con l’impiego di quattro figure professionali fisse, guide comprese. Le caratteristiche essenziali di questa nuova concessione, della durata di 12 mesi, sono identiche a quelle degli anni scorsi, e sono indicate nel bando comunale del dicembre 2022. Un bando fotocopia rispetto a quelli precedenti. L’apertura ordinaria del percorso archeologico è prevista dalle 9.00 alle 17.30, orario durante il quale vanno garantiti almeno 4 turni di visita nei giorni feriali e 8 nei giorni festivi, per gruppi di massimo 10 persone. Nei giorni di sabato e domenica sono previsti laboratori e attività speciali per i più piccoli. Invariati anche i costi dei biglietti: 5 euro (ridotto 2,5) comprensivi di guida turistica.

Dove è il limite di questo sistema, realizzato dall’amministrazione Figliolia e confermato alla lettera da quella Manzoni? Che si tratta di un sistema (di fatto) chiuso, strutturalmente incapace di creare indotto, per pochi, ma decisivi aspetti tecnici, spesso denunciati dalla nostra redazione, e che ancora una volta proviamo ad illustrare: 1) il soggetto concessionario riceve lo stesso importo annuale, a prescindere dal numero di visitatori, quindi non è incentivato ad implementare una adeguata azione di marketing e promozione; 2) non esiste la possibilità di differenziare il costo del biglietto di ingresso, con o senza guida turistica fornita dal concessionario, per cui chiunque organizzi visite di gruppo esterne con proprie guide (ovviamente autorizzate e munite di tesserino) non è concorrenziale sul mercato. A questi 2 aspetti si aggiunge un terzo, ulteriormente peggiorativo: il limite che al momento pare tassativo di 10 persone (finora è stato di 20) per ogni turno di ingresso, che rende ancora più improbabile la promozione di visite ed escursioni da parte di operatori esterni, benché teoricamente prevista. Quest’ultima limitazione è contenuta espressamente nell’ultimo bando e pare sia giustificata da indicazioni della Soprintendenza, rispetto alla quale il Comune di Pozzuoli non è stato attento o capace di aprire un confronto.

Il percorso archeologico del Rione Terra, dunque, vive una palese contraddizione. Era e resta un sito economicamente improduttivo per l’ente pubblico, poiché in base a un semplice calcolo matematico gli incassi annuali sono insufficienti a pareggiare il costo dell’affidamento, pur ipotizzando un teorico sold out per tutti i giorni dell’anno. E non ci sarebbe nulla di male nel decidere di finanziare l’apertura di un sito archeologico a spese della fiscalità generale, come avviene nella gran parte dei casi. Diventa discutibile, però, quando ciò avviene a beneficio di un soggetto privato; ed appare inaccettabile quando tale esternalizzazione non favorisce, anzi ostacola, l’indotto potenziale e già esistente di guide, operatori turistici e associazioni di promozione del territorio.

La responsabilità è tutta politica. E’ il Comune di Pozzuoli, infatti, che non è riuscito – dopo quasi 8 anni dalla prima riapertura del percorso, inizialmente a ingresso gratuito – ad applicare correttivi al modello esistente o a progettarne uno diverso. Un calcolo approssimativo dei tempi di pubblicazione dell’ultimo bando e delle proroghe in corso ha arrecato, inoltre, l’ulteriore danno di immagine della chiusura del sito per circa 10 giorni nel mese di febbraio, durante i quali il concessionario precedente aveva esaurito la proroga e quello nuovo aveva ricevuto la comunicazione ufficiale di affidamento solo da pochi giorni.

Alimentare l’avversione verso il nuovo gestore sulla base della propria sede legale, ubicata a Mestre e non a Pozzuoli, è un gioco che non regge. Nel corso degli ultimi anni questo sistema ha prodotto pochissimi posti di lavoro, alcune unità, evidentemente precari e senza garanzie di stabilità, così come precario era l’affidamento, continuamente rinnovato o prorogato per brevi periodi. Qualsiasi persona di buon senso esprime solidarietà per i dipendenti della società precedente e rispetto verso quelli della società subentrante, che ne hanno preso il posto. Rifiutando la logica della guerra tra poveri o tra lavoratori. Il punto è un altro e resta lo stesso: oggi il percorso archeologico riapre a cittadini e visitatori ed è una buona notizia dal punto di vista civico e didattico, ma lo sviluppo del turismo culturale è un’altra cosa. Così come altra cosa è l’occupazione di piccole rendite di posizione che poco aggiungono al benessere diffuso tra la comunità.

In attesa che l’amministrazione comunale – anche alla luce del recente dibattito acceso negli ultimi giorni – possa dare seguito, al più presto, a nuove soluzioni di lungo periodo, nell’ambito della gestione complessiva del Rione Terra e a seguito della fase di ascolto avviata e conclusa lo scorso autunno.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.