L’INTERVISTA/ Valentina Ranalli racconta “Oversea”, suo primo disco jazz da solista

Per promuovere la cultura e valorizzare il “made in Campania” è importante dare spazio e voce ai talenti nostrani, ecco perché abbiamo incontrato Valentina Ranalli, giovane cantante e musicista jazz puteolana. Insieme ad altri due musicisti campani, il pianista Francesco Marziani e il contrabbassista Antonio Napolitano, l’artista ha realizzato recentemente il suo primo EP da solista dal titolo Oversea, già disponibile in formato digitale in varie piattaforme (Amazon, Itunes, Spotify Google play). Le abbiamo chiesto perciò di presentarci il suo progetto, nato con l’ambizione di “andare oltre” la realtà locale, come ci ha raccontato lei stessa.

Ciao Valentina! Partiamo proprio dalla base: il titolo. Perché il disco si chiama Oversea?

Ognuno nelle varie fasi della vita si fa travolgere e trasportare da moti emozionali, questo vale in tutti gli ambiti, nel caso dell’arte senti poi l’esigenza di esprimere questa cosa in qualche modo… in quel momento della mia stavo vivendo una particolare attenzione all’oltreoceano, una intenzione di portare la mia musica dall’altra parte del mondo. Mi è piaciuto anche immaginare come potesse essere diversa o simile la vita oltreoceano, ho conosciuto delle persone che mi hanno fatto toccare con mano questa realtà e quindi la mia esigenza in quel periodo della mia vita era esprimere ciò che stavo sentendo. Quindi si chiama Oversea proprio perché nasce con l’ambizione di portare il mio progetto lì, di far conoscere la mia musica in altri luoghi.

Parliamo appunto della tua musica. Quale credi sia la caratteristica più particolare di Oversea?

Beh, Oversea è diverso rispetto a tutto ciò a cui ho lavorato in precedenza. In passato ho studiato musica pop e moderna, per cui ero abituata a fare attenzione a ogni dettaglio; il disco jazz invece funziona in maniera completamente diversa. In pratica metti rec e vai… si suona, tutti insieme, senza modificare niente. Tutto quello che si sente in questo disco è stato registrato live, una volta, presa diretta, ed è bellissimo perché si riesce a sentire il respiro del pianista, il mio respiro, un’incertezza, il pedale del pianoforte, il dito del contrabbassista sulla cordiera, si sente la verità di ciò che stiamo suonando. Non c’è niente di preconfezionato, niente è stato modificato dopo. All’inizio pensavamo di fare due, tre registrazioni per ogni traccia, invece poi ne abbiamo fatta una, ci è piaciuta e… via così!

Andando nello specifico, quanti e quali brani contiene il disco?

L’EP contiene cinque brani, quattro standard jazz, ovviamente riarrangiati da me e dagli altri due musicisti, e un brano che nasce da due autori portoghesi e che poi ha rifatto Fiorella Mannoia in italiano, si intitola Io so che ti amerò. Per quanto riguarda gli arrangiamenti, ci siamo divertiti a muoverci in due direzioni speculari, alcuni brani sono stati suonati in maniera molto lineare, badando principalmente alla spontaneità, alla pulizia del pezzo, senza parti troppo artefatte. Invece altri sono stati suonati giocando molto sui cambiamenti e spostamenti ritmici. Potremmo dire che la linea direttrice di tutto il progetto è stata la sincerità del momento, una sorta di onestà musicale di quel preciso istante, di ciò che realizzavamo in sala noi tre.

Continuando sul discorso del filo conduttore e delle linee guida, quali sono i temi che ricorrono maggiormente nei brani?

Sì, diciamo pure che i due temi ricorrenti si ricollegano al titolo, e sono l’amore e il mare, strettamente interconnessi tra loro. Io ho immaginato questo filo appunto, questo filo che è l’amore, il desiderio, la passione che può viaggiare, viaggiare oltreoceano, nonostante il mare sia così grande e immenso, quindi difficile da superare. Però l’amore può superarlo, quindi se vogliamo il tema principale è proprio questa idea di andare oltre le avversità e le distanze. Anche se mare e amore possono spesso coincidere, per esempio uno dei brani che abbiamo selezionato si intitola How deep is the ocean, il cui testo fa proprio un paragone tra la profondità del mare e la profondità dell’amore.

CLICCA SUL LINK PER ASCOLTARE IL BRANO How deep is the ocean, interpretato da Valentina Ranalli, accompagnata da Francesco Marziani e Antonio Napolitano.

Scritto da Rossella Mormile


Classe 1993, è tra gli ultimi arrivati de l’Iniziativa. Vive da sempre a Bacoli. Appassionata di teatro, letteratura e serie tv, dopo aver studiato a Parigi per alcuni mesi si è da poco laureata in lingue alla Federico II ed è iscritta alla magistrale di Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea all’Orientale