Il saluto di Mia Duberg Nielsen ai Campi Flegrei: ritornerò perchè questa terra ha un posto nel mio cuore

10860010_1627865004141754_904876641_nFlegrean Living è il nome scelto, per il suo blog, dalla studentessa danese, Mia Duberg Nielsen, che ha deciso di passare nei Campi Flegrei poco più di tre mesi per approfondire la conoscenza del nostro territorio e della nostra cultura; un titolo che esprime da subito che quello che ci distingue dall’ordinato nord del mondo è un modo di vivere tutto nostro.

Giunta qui per comprendere principalmente le dinamiche dell’evento Malazè e le possibilità di sviluppo in chiave turistica del nostro territorio, già incontrata dalla nostra redazione (LEGGI L’INTERVISTA), in questo periodo appena trascorso ha avuto modo di comprendere le meraviglie che fuse alle contraddizioni caratterizzano la nostra terra.

Non sarà un caso che tra le parole italiane che ha imparato da subito e che si è trovata a dire più spesso ci siano “piano piano” e “sono danese”, per sottolineare una specifica provenienza tra l’insieme di nazioni del nord Europa che nel nostro immaginario comune solitamente rappresentano un unico agglomerato di terre del freddo.

A pochi giorni dalla sua partenza, abbiamo ripercorso, con qualche domanda la sua esperienza: da un punto di vista personale, abituata alla precisione e all’ordine nordico, adattarsi alla nostra calma, ci confessa, le è costata molta fatica ma è stato, per altri versi, fondamentale per imparare ad approcciare alla vita in modo più calmo e rilassato; quando la sua famiglia è venuta qui a farle visita ha potuto vedere in loro la stessa frustrazione che provava lei nei primi giorni in cui era qui, quando a poco a poco comprendeva quanto qui tutto fosse molto differente, in particolare nei trasporti pubblici ma anche al ristorante piuttosto che al bar, “ho potuto vedere nelle loro reazioni un riflesso delle mie, ma ora semplicemente mi dico ‘piano piano’, e penso di essere una persona molto più calma e rilassata dopo questa esperienza”.

Spostando l’attenzione su Malazè ci racconta il suo punto di vista: “Malazè è per me la storia di una terra, di un posto che ha così tanto da dare al mondo ma non ha avuto la voce fino a prima della nascita di questo evento. É una vergogna che in questo territorio molte persone non si curino di quello che hanno, soprattutto a Napoli, la contaminano, la sporcano con spazzatura e non ne comprendono il valore, mentre qui è tutto bellissimo. Ma ho incontrato anche tante persone così appassionate del territorio e delle attività che svolgono qui per valorizzarlo. Per me è stato molto importante anche poter provare i cibi tipici di quest’area e vederne la produzione durante Malazè; trovo che tutti gli eventi siano stati speciali, ma penso che i due che più mi abbiano colpito siano l’evento di apertura al Tempio di Serapide e Wunderkammer al Vigneto Cantine dell’Averno, la performance è stata molto potente e il luogo così suggestivo”.

Arrivare in una terra straniera completamente soli, senza amici dall’università o l’appoggio di un familiare, parte come una sfida per tutti, ma dai suoi racconti capiamo che la sua sfida è stata vinta e che qui si è costruita un nuovo nucleo di conoscenze e amicizie che troverà qui ad aspettarla ad ogni ritorno; le chiediamo allora se ha realmente intenzione di ritornare e se augura qualcosa in particolare a questa terra, e questa è la sua risposta: “Ritornerò sempre qui perché questa terra ha un posto nel mio cuore ora e anche perché voglio portare avanti il lavoro che ho fatto. Il mio augurio e la mia speranza è che molte più persone vedano le bellezze di questi posti, persone che vengano da fuori ma anche della zona, non mi auguro invasioni di americani o cinesi che non si interessano dei reali valori della terra, ma persone appassionate che comprendano il reale significato dell’essere qui e scoprire questo territorio. E vorrei che anche gli abitanti del posto cominciassero a supportare di più Malazè e lo aiutassero a sviluppare un turismo sostenibile, ma vorrei anche che queste stesse persone comprendessero il reale valore e le potenzialità della terra in cui vivono”. 

Scritto da Marina Sgamato


Nata a Napoli nel 1986, laureata in Storia dell'Arte e segnata da una forte passione per la fotografia che nel corso degli anni è diventata una vera e propria professione.