Daniel Pennac abbraccia i suoi lettori, il racconto dell’incontro al Modernissimo di Napoli

19FOTO DI PAOLO VISONE

Non è la prima volta che Daniel Pennac fa tappa a Napoli, ma il recente incontro con la platea del cinema Modernissimo è stato una circostanza unica, fuori dall’ordinario, senza tradire la semplicità che caratterizza lo stile, la scrittura e potremmo spingerci a dire anche l’animo dello scrittore francese, che seduto a terra, sul palco sotto al maxi schermo, ha conversato con il suo pubblico, fatto di giovani e meno giovani.

Un incontro nato un po’per caso quello dello scorso 9 novembre e, come tutte le cose non precostituite, più autentico. Organizzato appena una settimana prima da Roberto Roberto, direttore di Laila, l’associazione che distribuisce in Italia lo spettacolo di Pennac “Journal d’un corps” (“Diario di un corpo”). La location iniziale non era nemmeno il Modernissimo. Poi, viste le tante richieste di partecipazione ricevute in pochissimi giorni, si è optato per un ambiente più capiente.

Un richiamo fortissimo quello del pubblico partenopeo verso il papà di Malaussene e di Clara, Therese, Jeremy, i suoi personaggi più seguiti dai migliaia di lettori in tutto il mondo e Napoli, per una volta, non fa eccezione. Sia nell’aspetto che nei modi di porsi alla platea curiosa e appassionata, che gli fa domande, Pennac risulta, nella sua umiltà e spontaneità, quasi una persona di famiglia, un amico con cui conversare, senza troppe distanze. “E’ la mia terza volta a Napoli – dice – Non posso dire di conoscere così bene questa città, ma ne sono molto affascinato. E’ una porta sul Mediterraneo. Mi ricorda Marsiglia, luogo che amo molto. Ma qui la luce è tutta un’altra cosa. Ecco, qualcuno dovrebbe riuscire a fotografare la luce di Napoli. Unica al mondo”. Lo sostiene con il sorriso sulle labbra lo scrittore francese, che lascia trasparire la sua ammirazione per la città, che si concentra in quella platea estasiata che ha di fronte.

L’incontro, iniziato poco prima delle 20.00, prosegue per quasi due ore tra domande, curiosità, aneddoti, riflessioni. Pennac non si risparmia e si mette a nudo, parlando anche dei suoi genitori, troppo preoccupati che non avesse un futuro lavorativo roseo. Ed è proprio la paura che paralizza. Lo ribadisce a gran forza lo scrittore, parlando della sua esperienza di professore di lettere a Parigi. “La paura blocca la mente e chiude le porte al sapere” dice Pennac. Gli alunni che non leggono e non studiano hanno paura di non sapere. E’ compito dell’insegnante, quindi, lottare contro questa paura sin dai primi giorni di scuola o essa si potrebbe trasformare in violenza verso gli insegnanti stessi e verso gli alunni studiosi. Questo il consiglio dello scrittore rivolto alla platea di docenti in sala per favorire l’apprendimento scolastico e alimentare l’inetresse dei ragazzi.

Ma ce n’è per tutti. Si ritorna sulla figura del capro espiatorio, incarnata nel suo personaggio principale Malaussene, con cui ha aperto l’incontro, dichiarandone scherzosamente la morte. Qualcuno insiste sulla figura del “capro espiatorio” accostandolo alla città di Napoli e alle sue controverse vicende che periodicamente la riportano alla ribalta della cronaca. “Ho preso questa idea – risponde Pennac – dalla teoria di René Girard, scomparso proprio la settimana scorsa. Il filosofo sosteneva che, a ogni nascita di una collettività umana, si designa uno dei suo membri come il portatore di tutti i difetti degli uomini e delle donne. Un capro espiatorio, quindi, da sacrificare, e che salda lo spirito della comunità stessa”. C’è poi chi in sala gli domanda come non sentirsi inadeguati di fronte ad uno studente portatore di handicap, se di professione fai l’insegnante. Pennac sorride e parla di riabilitazione della relazione umana per superare la paura della differenza e del cambiamento, che non è ragionata, ma istintiva. Insomma ritorna il tema della paura che paralizza e Pennac ne è convinto. Sembra proprio che si debba smettere di avere paura per aprirci al prossimo e alla conoscenza.

La sala è gremita, nonostante sia lunedì sera. Pennac incanta la platea, appassiona, stimola la curiosità e la riflessione, sprona all’azione e al pensiero critico. Proprio quello che un bravo insegnante dovrebbe fare, ma anche uno scrittore. Tra i presenti il nuovo console di Francia a Napoli Jean Paul Seytre e i membri delle associazioni culturali napoletane “ Laila” e “ En Art”, una rete di artisti e operatori delle arti operanti sul territorio che hanno curato l’evento e che sono impegnate nella prossima realizzazione del progetto “Casa delle Arti” a Napoli, portato avanti avanti da Ludovica Tinghi dell’associazione Laila e dal suo direttore Roberto Roberto. “Si tratta di un cantiere permanente di creazioni artistiche e progetti culturali dove la migliore tradizione della scena, il teatro, incontra le altre arti e culture in svariate forme; uno spazio di accoglienza e produzione artistica, in rete con artisti e operatori nazionali e internazionali.” spiega Pasquale Ioffredo, attore e presidente dell’associazione culturale EnArt, che con tenacia e fiducia sta diventando il motore di questo progetto.

Scritto da Valentina Soria


Mi chiamo Valentina Soria, sono giornalista pubblicista, laureata alla magistrale in Comunicazione Pubblica e d’Impresa. Mi interesso di comunicazione a 360°, dal giornalismo al copy writing alla cura di uffici stampa. Amo la mia terra flegrea e credo nell’importanza di dare “voce” alle piccole e grandi criticità del territorio con coraggio ed onestà.