CULTURA/ Di infanzia, sogni e speranza: la Scampia di Davide Cerullo

Un tizzone scampato a un incendio: così si esprime Erri De Luca, parlando di Davide Cerullo. E forse è questa l’unica definizione che decidiamo di adottare per dire di lui e del suo progetto nel quartiere Scampia di Napoli. Sì, perché altre risulterebbero parziali, a rendere un solo aspetto della sua figura.

 DAVIDE CERULLO – Potremo dire che è uno scrittore: classe 1974, l’età non rende l’idea della sua prolificità. Ali bruciate. I bambini di Scampia (ed. Paoline, 2009), La ciurma dei bambini e la sfida al pirata Ozi (ed. Dante e Descartes, 2013), Diario di un buono a nulla (Società Editrice Fiorentina, 2016) e, ultimo in ordine di tempo, Gli irrecuperabili non esistono. La poesia cruda (ed. Marotta&Cafiero, 2017): sono solo alcuni dei titoli che portano la sua firma. Le sue parole sono getto incontenibile, affollano pagine e pagine di numerose opere, tutte a raccontare un’esperienza di salvezza, che si può riassumere in due righe di diario, il suo: “La mia ascesa nella camorra/ è stata interrotta dalla felicità”. Potremo dire che è un ex pusher, uno che la camorra l’ha conosciuta da giovane, l’ha vista da dentro – fino a quando a quella stessa camorra ha girato le spalle, spalancando le braccia alla vita. È anche un poeta, non solo della carta, ma anche dell’immagine: la sua mostra fotografica, scene di vita quotidiana tra i rigagnoli di infanzia rubata, nella Scampia dei bambini e della monnezza, ha incontrato l’interesse di Italia e Europa. È uno di loro, uno di quei bambini che ha negli occhi il dolore dell’abbandono, ma anche la speranza del gioco che, se negato, diventa ossessione, poi devianza. Davide, un tizzone scampato a un incendio, è tutte queste cose: riflette le luci e le ombre della sua Scampia, il quartiere che gli impregna i vestiti, la pelle, le idee, fino a diventare tutt’uno con il suo progetto di vita.

SCAMPIA – “Se c’è una speranza è nel lato femminile di questo mondo”, scrive Davide. Dare forma a queste parole significa costruire un progetto. E così è stato: nelle pieghe della mente, nella strutturazione della scrittura e, infine, nella gestione degli spazi, nasce il progetto Vela: rendere consapevoli. ”Io provo a renderti consapevole della grandezza che tu già hai dentro, non è qualcosa che io ti porto da fuori”, come dice Davide. Il progetto si impernia sullo sviluppo di una genitorialità consapevole, che significa mostrare altre prospettive e possibilità di vita, oltre quelle della malavita imperante, facendo sì che prima i genitori, in particolare le madri, si rendano conto che l’indirizzo da dare ai propri figli non è quello segnato dal boss di quartiere e che la strada non è l’unica maestra di vita. E poi ci sono loro, i grandi protagonisti, i bambini: il gioco, l’immaginazione, la creatività sono le armi che vengono fornite ai più piccoli per disegnare un futuro diverso. Uno spazio verde, una ludoteca e una biblioteca costruiscono questo universo parallelo che, nelle intenzioni di chi l’ha progettato, l’associazione L’albero delle storie, dovrà espandersi, fino a ricolorare le Vele, senza abbattere, ma ristrutturando quello che già esiste.

GLI IRRECUPERABILI – “Le Vele. Cosa sono le Vele? Sono quei grandi teli issati sulle navi che indirizzano i venti in modo che siano favorevoli alla navigazione in mare”, spiega Davide. Scavando nelle parole, fino a lucidarne la radice, si arriva all’essenza, a ciò che davvero conta, oltre gli stereotipi che il quotidiano flusso di notizie impone sui luoghi e abbatte sulle persone. Scampia non è solo degrado, è anche resistenza. E la storia di Davide – la famiglia in affanno, la camorra, la droga, il carcere e la lettura, tanta tanta lettura – è la dimostrazione di questa parabola, che dal degrado risale verso la resistenza, perché nessuno, davvero nessuno, è irrecuperabile.

Scritto da Laura Longo


Laura Longo, nata a Napoli il 04/03/1987. Laureata in Comunicazione pubblica, sociale e politica alla "Federico II" di Napoli, nel 2011. Vivo a Pozzuoli e qui collaboro con diverse realtà associative. Mi piace scrivere di società ed attualità. Seguire eventi culturali in città ed apprezzarne, ogni giorno, le bellezze inaspettate. Non mi piace l'inciviltà, il rumore, l'arroganza.