Cratere del Gauro, un esempio di risorsa per il turismo naturalistico nei Campi Flegrei

DSC_0220FOTO DI PAOLA VISONE

Quanti di noi si sono avventurati almeno una volta sul Monte Barbaro? È sicuramente uno dei luoghi più suggestivi dei Campi Flegrei, ma tante volte diventa impraticabile a causa della scarsa manutenzione dei sentieri. Inoltre i terreni sono di proprietà privata, e non è raro che agli escursionisti venga impedito l’accesso. Una breve presentazione del territorio è obbligatoria.

Il cratere del Gauro è un complesso vulcanico di forma circolare che comprende le cime del Monte Barbaro, del Monte Sant’Angelo e del Monte Corvara. Il cratere è il secondo più grande dei Campi Flegrei, ed il picco del Monte Barbaro è il punto più alto di Pozzuoli, con i suoi 336 metri dal livello del mare. Il territorio è sopravvissuto allo scempio edilizio che ha sfregiato i Campi Flegrei negli ultimi 50 anni, e conserva ancora invariato tutto il suo fascino, tanto da ricadere in zona B, Area di Riserva Generale, del Parco Regionale dei Campi Flegrei. Percorriamo ora insieme uno dei possibili itinerari che attraversano questo vulcano nato più di 10.000 mila anni fa. Un sentiero che parte dalla rotonda di via Campana, verso il Tunnel del Campiglione, permette di esplorare il cratere salendo lungo il pendio del Monte Barbaro. Quest’ultimo è scosceso e brullo, con sporadici boschetti di roverella.

È il regno dei rapaci che osservano il territorio dall’alto senza che le loro prede abbiano la possibilità di nascondersi. Salendo si gode il panorama, che in cima raggiunge l’apice. Abbracciamo il golfo di Pozzuoli, da via Napoli fino al Lago Patria, sovrastiamo il Montenuovo ed il Lago d’Averno alle sue spalle. Di fronte a noi la penisola Flegrea, con Bacoli e Monte di Procida, si allunga sul mare verso Procida e Ischia. In cima si possono ammirare le rovine della chiesa del SS Salvatore, risalente al XI secolo. Imboccando un sentiero verso destra ci si appresta ad attraversare la stretta sella che collega le due cime, un ponte di tufo che affaccia sul Carney Park e sui boschi che lo circondano. Il sentiero, a tratti impervio quanto stimolante, termina sulla cima del Monte Sant’Angelo. Vi è un eremo che impedisce l’accesso al punto panoramico, ma ancora frequentato da un monaco. Con l’eremo alle spalle, si imbocca un sentiero boscoso, che scende attraverso alberi di castagno e prati di menta. Lungo la discesa è possibile anche incontrare un gregge di pecore pascolare libere sui terreni incolti. Il sentiero conduce verso la Montagna Spaccata, ed attraversa il famoso Castagnaro.

La lunghezza totale è di circa 7 km. L’itinerario è immerso nella natura, ed è uno dei più suggestivi del territorio, viste le tante leggende che vi sono legate, prima su tutte quella del Santo Graal. Eppure il sentiero è spesso impraticabile ed alla mercè dei privati. In un’ottica di turismo sostenile, è una risorsa per il territorio, ma totalmente bistrattata.

I dati del Rapporto “Turismo Natura”, elaborato dall’organizzazione Ecotur 2014 dovrebbero far capire il potenziale inutilizzato del territorio. In Italia, dal 2006 al 2012 il fatturato del turismo naturalistico è aumentato di circa 2 miliardi di euro annui, e la Campania è la terza Regione in Italia più richiesta dai Tour Operator europei. Sempre il rapporto Ecotur spiega che i turisti scelgono il turismo naturalistico, nel 47 per cento dei casi, per le attività sportive e nel 15 per cento per l’enogastronomia. Tra le attività sportive, le più scelte sono il biking, con il 30 per cento, e l’escursionismo, con il 21 per cento. I dati sono chiari: il turismo naturalistico è un settore in crescita, stimolato dai Parchi Naturali e fonte di economia per i territorio. Il Sentiero degli Dei, nella Penisola Sorrentina, conta migliaia di escursionisti all’anno.

Nel Parco Regionale dei Campi Flegrei, però, tale potenzialità è smorzata. Il Gauro è solo un esempio: qui basterebbe rendere fruibile il sentiero che attraversa tutto il cratere. Il Comune di Pozzuoli ed il Parco Regionale dei Campi Flegrei potrebbero stipulare convenzioni con i privati, oppure sfruttare i finanziamenti europei per creare un “Sentiero del Santo Graal” nei Campi Flegrei.

DI STEFANO ERBAGGIO

Scritto da Stefano Erbaggio


Nato nell' 88 e cittadino puteolano. Studente di Scienze Naturali, dal 2010 collabora con L'Iniziativa, occupandosi di ambiente e sviluppo sostenibile. Giornalista Pubblicista, ha collaborato con "La Nuova Ecologia", "Terra", "Cronaca Flegrea" ed "Il Roma". Volontario di Legambiente, integra l'amore per la natura con la difesa e la conoscenza del territorio. Dal 2012 è Guida naturalistica AIGAE, attivo specialmente nei Campi Flegrei e collaborando con numerose scuole del territorio.