Procedimenti più flessibili per modificare la Costituzione

parlamento di mariagiovanna

Il 10 settembre l’aula di Montecitorio ha approvato il testo che istituisce il comitato parlamentare dei 40 per le riforme costituzionali ed elettorali. Queste riforme hanno come obbiettivo quello di semplificare il procedimento di revisione costituzionale stabilito dall’art. 138, suscitando non poche incertezze. Vediamo il perché.

Dal momento in cui è entrata in vigore, la Costituzione Italiana si è manifestata come una costituzione rigida. Le costituzioni rigide sono quelle che dispongono, per la modificazione del testo costituzionale, un procedimento più gravoso di quello previsto per la formazione di leggi ordinarie. Solitamente le costituzioni rigide sono lunghe, poiché non si limitano a disciplinare le regole generali dell’esercizio del potere pubblico e della produzione di leggi, ma contengono principi e disposizioni che riguardano le materie più disparate. Nel nostro caso le modifiche costituzionali seguono quanto stabilito dal suddetto art. 138. Questo prevede due deliberazioni per ciascuna camera a distanza di tre mesi l’una dall’altra e un referendum confermativo (che può essere richiesto da un quinto dei membri di una camera, da cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali), nel caso in cui nella seconda votazione non si sia raggiunta la maggioranza dei due terzi dei componenti delle camere.

La “commissione dei 40”  – composta da venti deputati e venti senatori scelti tra i componenti delle commissioni affari costituzionali – ha il compito di definire un testo di riforma da sottoporre poi ai due rami del Parlamento, su materie assegnate dal Parlamento stesso. La riforma infatti riguarda il titolo I, II, III e V della parte seconda della Costituzione, concernente materie quali forma di stato, forma di governo e bicameralismo. Il nuovo iter per le modifiche costituzionali si discosta  molto rispetto a quanto stabilito dall’art. 138 della Costituzione Italiana. Questo prevede infatti una commissione che rispecchia in modo proporzionale i gruppi parlamentari, ai quali vengono presentati di volta in volta le varie proposte che le camere devono approvare entro 18 mesi dall’inizio della riforma stessa. Inoltre tra le due votazioni trascorrerebbe un tempo non superiore ai quarantacinque giorni. La legge poi sarebbe sottoposta ad uno o più referendum confermativi a prescindere dalla maggioranza con cui la legge è stata approvata. Una prassi dunque che sembrerebbe semplificare e abbreviare la procedura per le modifiche costituzionali, ma che all’atto pratico ha suscitato ugualmente non poche critiche. Prima fra tutte il fatto che a questa operazione sarebbero sottoposte le materie più disparate quali quelle relative al Parlamento, al Presidente della Repubblica, alle regioni, province e comuni, e forse anche la Magistratura e le Garanzie Costituzionali. Inoltre questa appare una procedura alquanto confusa, che dunque mancherebbe proprio il presunto obbiettivo di semplificazione. Va inoltre considerato anche un problema di legittimazione politica da parte di chi si propone di realizzare queste riforme. La modalità stessa per la formazione del Parlamento è andata infatti modificandosi nel tempo. In passato agli elettori (e dunque ai cittadini), era concesso il diritto di eleggere direttamente gli appartenenti alla camera dei deputati, oggi invece il Parlamento è solo parzialmente elettivo, poiché gli elettori votano per un partito, che a sua volta decide chi nominare come deputato. Per di più la composizione del Parlamento, non rispetta le proporzioni corrispondenti ai voti degli elettori.
Un ultima considerazione: negli ultimi tempi, ogni qualvolta si è seguito un organismo costituzionalmente non previsto, si sono registrati problemi; al contrario, le modifiche andate a buon fine, sono state quelle approvate con il procedimento previsto dall’art. 138.

Scritto da Maria Giovanna Prencipe


Studentessa di giurisprudenza, del 1990, vive a Pozzuoli nel quartiere di Monterusciello. Allegra e solare. Collabora con l'associazione da maggio 2012.