Vulcano dei Campi Flegrei, come vincere l’allarmismo ai tempi del web

(Il VULCANO DEI CAMPI FLEGREI VISTO DALL’ALTO – Foto di Paolo Visone)

I Campi Flegrei non erutteranno domani, ma sono diventati un fenomeno di clickbaiting. La caldera dei Campi Flegrei è un vulcano quiescente, quindi ancora attivo, che mette a rischio la popolazione che vi risiede, ma che è costantemente monitorato dall’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia).

Recentemente, come ogni anno, girano sul web notizie riguardo una imminente eruzione del vulcano, che è uno dei più pericolosi al mondo. Il paventato pericolo si basa sempre su ricerche strumentalizzate, che mai avvisano di una imminente eruzione, ma si limitano a studiare i fenomeni vulcanici in generale e del territorio. L’ultimo caso ha visto in prima linea addirittura La Repubblica che ha parlato di “segni di risveglio”, riportando in modo parziale i risultati di uno studio pubblicato in inglese sulla rivista Nature Communications.

Bisogna essere chiari: non esistono dati che ci indicano un’imminente eruzione dei Campi Flegrei. La dottoressa Bianco, direttrice dell’Ingv, specifica, in un’intervista al giornale online Tpi, che “generalmente per quella che è la nostra esperienza strumentale, studiando quello che avviene anche su vulcani non italiani, la maggior parte dei vulcani tende a dare dei segnali prima di un’eruzione. Ci sono degli scenari di tipo probabilistico: man mano che i fenomeni vanno intensificandosi, l’incertezza diminuisce”. Gli unici scenari possibili, quindi, sono di tipo probabilistico. Si studiano i fenomeni ed i parametri, e si valuta il livello del rischio. Dal 2012 il livello di rischio per i Campi Flegrei è salito, in una scala di quattro colori, da verde a giallo, cioè il secondo livello, quello di attenzione. Vuol dire che dal 2012 alcuni parametri dell’attività vulcanica dei Campi Flegrei sono insoliti, ma da allora non c’è stata nessun’altra anomalia. In questi anni la terra si è effettivamente alzata di 34 cm., ed il fenomeno è facilmente percepibile anche con l’osservazione diretta in determinati luoghi della città di Pozzuoli, come la darsena del valione o il tratto di mare tra Via Napoli e il Rione Terra. Poche settimane fa è stato presentato uno studio a firma di Ingv, Università Normale di Pisa e Federico II di Napoli, dove si propongono due modelli di probabilità per studiare la storia dell’attività eruttiva dei Campi Flegrei e fornire stime statistiche sul suo possibile comportamento futuro. Lo scenario più pessimistico indica un attesa media di poco più di un secolo per la prossima eruzione, ma con grande variabilità nella stima, che può variare tra diversi anni fino ad alcune centinaia.

Nessuna catastrofe imminente, quindi. Sul quotidiano online Cronaca Flegrea, un’imminente eruzione è stata smentita da Giovanni Chiodini, ovvero proprio dall’autore della stessa ricerca sulla quale si sono basati i catastrofisti degli ultimi giorni. Un fatto però è oggettivo: la natura vulcanica dei Campi Flegrei è riconosciuta da sempre. I primi Greci che giunsero su questo territorio lo chiamarono “campi ardenti”, trovandovi ancora tracce dell’attività vulcanica del Lago d’Averno, mentre i romani dovevano convivere costantemente con il bradisismo, l’ultima eruzione – quella che ha generato il Montenuovo – è avvenuta appena nel 1538, e tra gli anni ’70 ed ’80 del ‘900 si sono verificate le ultime crisi bradisismiche. Proprio in quegli anni si verificò a più riprese il “sacco edilizio” della città di Pozzuoli, dopo l’abbandono – per molti, forzato – della popolazione, spaventata dal pericolo di un imminente esplosione, ingigantito da media e politica.

UN APPROCCIO RAZIONALE E RESPONSABILE – Nonostante i Campi Flegrei non erutteranno domani, un giorno il vulcano manifesterà la propria furia, a cui sarà esposta una popolazione in numero enorme. L’attività vulcanica non dipende e non può essere controllata dall’uomo, ma l’urbanizzazione del territorio sì, e bisogna prenderne coscienza. Il problema non è il “quando” si verificherà un terremoto o un eruzione, ma come mitigarne o prevenirne le conseguenze, che non sono imminenti, ma sicuramente inevitabili. Forse bisognerebbe parlare di questo, con razionalità, rifiutando allarmismi e catastrofismi contrari agli interessi della comunità.

Scritto da Stefano Erbaggio


Nato nell' 88 e cittadino puteolano. Studente di Scienze Naturali, dal 2010 collabora con L'Iniziativa, occupandosi di ambiente e sviluppo sostenibile. Giornalista Pubblicista, ha collaborato con "La Nuova Ecologia", "Terra", "Cronaca Flegrea" ed "Il Roma". Volontario di Legambiente, integra l'amore per la natura con la difesa e la conoscenza del territorio. Dal 2012 è Guida naturalistica AIGAE, attivo specialmente nei Campi Flegrei e collaborando con numerose scuole del territorio.