Riaprono i siti archeologici dei Campi Flegrei, con limiti e contraddizioni

Il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica, segna anche la riapertura di oltre 50 stra siti archeologici e musei in tutta Italia. Una data importante per gli amanti della storia, per gli operatori turistico-culturali e, inevitabilmente, per i Campi Flegrei. Il Parco archeologico dei Campi Flegrei ha annunciato un nuovo sistema di visita con ingressi contingentati e percorsi differenziati. E’ possibile da oggi visitare i 4 siti “maggiori” di competenza del parco e normalmente aperti al pubblico: museo archeologico al Castello di Baia, Scavi di Cuma, Terme romane di Baia e l’Anfiteatro di Pozzuoli. Per la visita è necessario l’acquisto on line del biglietto. Previste, inoltre, misure precauzionali come il divieto di accesso per chi ha una temperatura superiore ai 37,5 gradi o mostra sintomi di contagio, l’obbligo di indossare la mascherina, di mantenere la distanza di un metro. L’ingresso è possibile ogni 15 minuti e per un massimo di 20 visitatori. Per i gruppi organizzati, invece, non è consentito l’accesso in numero superiore a 10 e, se accompagnati da guide turistiche, è obbligatorio l’utilizzo di radioguide. Nei 4 siti, inoltre, i percorsi di visita sono già predisposti e, da quanto si vede nelle brochure illustrative pubblicate sul sito del Pafleg, quello dell’anfiteatro appare piuttosto limitativo.

CRITICHE E PERPLESSITA’ – Nessuno ignora la difficoltà di dare un segnale di ripartenza nel rispetto delle linee guida di sicurezza indicate dal Governo. Tuttavia, emergono delle contraddizioni su alcune scelte, come quella di imporre un limite più stringente ai soli gruppi organizzati, circostanza che penalizza di fatto gli operatori del territorio e non tiene conto della tipologia di visitatori dei siti dei Campi Flegrei, che di certo non sono raggiunti da flussi consolidati di turisti che si muovono “in proprio”, ma da gruppi organizzati da aziende, cooperative, scuole, cral aziendali, e associazioni di settore. Non c’è distinzione, inoltre, tra un sito chiuso, come il Museo al Castello di Baia, e quelli all’aperto, come Anfiteatro, Terme e Cuma, dove sarebbe stata possibile, grazie ai maggiori spazi, una maggiore elasticità e numeri più alti di visitatori. In particolare alle Terme di Baia e all’area di Cuma, sfruttando i diversi ingressi a disposizione.

Difficile da comprendere, infine, alcune distinzioni di regolamentazione con il percorso archeologico sotterraneo al Rione Terra, che riapre oggi e tornerà ad essere visitabile, sempre su prenotazione, nei fine settimana. La società delegata alla gestione dal Comune di Pozzuoli fa sapere, infatti, che le visite sono limitate a gruppi di “10 – 12 persone”, con obbligo di mascherina e percorsi evidenziati per garantire il “distanziamento interpersonale”, ma non si legge alcun riferimento alle radioguide, il cui obbligo (almeno nella comunicazione pubblica) non è specificato. E chi conosce le caratteristiche del sito può ben immaginare la difficoltà di svolgere una “visita guidata a distanza”, intenti ad ascoltare le spiegazioni storiche, tra le strade dell’antico insediamento romano in uno spazio chiuso.

La cultura e l’indotto turistico-culturale ripartono, insomma. Ma sarebbe meglio se si provasse a farlo con un maggiore sforzo nel trovare soluzioni rispetto alle specificità dei singoli siti, senza commettere errori e senza escludere nessuno.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.