Progetto Waterfront flegreo, ne vogliamo (seriamente) parlare?

A Pozzuoli esiste un pezzo di città dove il tempo si è fermato. Ancor più “congelata” rispetto al Rione Terra, la linea di costa dell’area ex Sofer è lì, inaccessibile, e sembra che molti puteloani abbiano fatto l’abitudine a tutto questo o ne siano indifferenti. Del resto, non parliamo di un bene paesaggistico incontaminato o scenario quotidiano di pubblica fruizione. L’area è stata preclusa all’accesso cittadino dai primi del ‘900, occupata da insediamenti industriali, ed è anche inquinata. In questi giorni è bastata una proposta di delibera finalizzata alla convocazione da parte del Comune di Pozzuoli di una Conferenza dei Servizi tra tutti gli Enti e i soggetti coinvolti (Regione Campania, Demanio, Capitaneria di porto, Leonardo Global Solution s.p.a., Waterfront flegreo s.p.a.) per scatenare il dibattito e la polemica da parte di una ben precisa categoria (i piccoli commercianti del Centro Storico), su un solo punto specifico: la possibile realizzazione di un centro commerciale, peraltro già prevista nel PUA approvato da un commissario prefettizio fin da marzo del 2011.

UN PO’ DI STORIA, PER FARE CHIAREZZA – Andiamo con ordine. La gran parte dei terreni in questione è di proprietà privata, così come le volumetrie esistenti, e solo una porzione residuale appartiene al Demanio (39.810 mq su un totale di 174.000). Sul litorale che va dai cantieri Maglietta alla Prismyan, esiste appunto un Piano Urbano Attuativo (PUA), approvato in via definitiva quando Pozzuoli non era amministrata da un Sindaco eletto dai cittadini, nonostante le opposizioni da parte di organizzazioni sindacali, associazioni, tecnici e professionisti, presentate in modo articolato in forma di “osservazioni”, e protocollate al Comune durante l’apposita procedura di “ascolto”. Quel PUA oggi legittima l’investitore privato ad agire per il progetto waterfront. Solo dopo 10 anni dall’approvazione senza che si proceda ad alcun intervento, dunque nel 2021, può considerarsi decaduto negli effetti. Ma al momento esiste ed è quindi normale che l’amministrazione comunale debba invitare tutti gli altri soggetti coinvolti, per proprietà e per competenze istituzionali, a discutere su di esso e verificarne la possibile ed effettiva realizzazione. Tanto più dopo una formale richiesta del luglio 2017 da parte della società Waterfront Flegreo S.p.a. a sottoscrivere una convezione. Ma cosa prevede il piano? Molte cose: strutture ricettive, sale convegni, centro velistico internazionale, polo tecnologico della nautica, arenile e verde urbano attrezzato, insediamenti per commercio, ristorazione e tempo libero, una nuova darsena diportistica. E’ qualcosa di utile per il resto della città? Forse. Può entrare in contrasto con l’equilibrio urbanistico e sociale già esistente? Se la nuova offerta economica non è accompagnata da nuova domanda, con flussi aggiuntivi di fruitori, sì. Ma il punto è proprio questo: concepire i nuovi spazi, compresi quelli commerciali, al servizio di nuove persone attratte dal polo diportistico, congressuale e ricettivo, per evitare aree della città “doppione” e in concorrenza tra loro. Intanto, va riconosciuto al Comune di Pozzuoli di essersi opposto nel febbraio 2016 alla variazione al PUA che fu chiesta dalla società Waterfront Flegreo s.p.a. per costruire strutture residenziali, scongiurando così un ulteriore carico abitativo e i rischi di cementificazione edilizia sulla costa.

IL RUOLO DELLA CONFERENZA DEI SERVIZI – E’ in questa sede che va definito un nuovo Accordo di Programma e dovranno essere discussi i punti del PUA rispetto ai quali si sovrappongono e si incrociano le competenze istituzionali e contrattuali, con tutto ciò che ne deriva in termini di costi e finanziamenti. La proposta di delibera firmata dal Sindaco Figliolia e dall’assessore al Governo del Territorio Gerundo, circolata in queste ore e da discutere in Consiglio Comunale, ne fa un elenco preciso, che comprende innanzitutto la bonifica ambientale (senza la quale si rischia un disastro in “stile Bagnoli”) e i soggetti chiamati a realizzarla, gli interventi sull’area marittima portuale, le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale e, appunto, l’approvazione con i dovuti atti amministrativi di un centro commerciale. Tutto, lo ribadiamo, nel rispetto dei piani urbanistici esistenti e assumendo come dato di partenza quanto già previsto dal PUA approvato nel 2011.

VISIONE DI INSIEME – Ci sembra evidente che la questione è complessa e che il dibattito in città – a dire il vero assai scarso negli ultimi anni dopo due campagne elettorali comunali nel 2011 e nel 2012 quasi monopolizzate dal progetto waterfront – non possa prescindere da una visione di insieme. Ci sono due strade. La prima, semplicissima, è lasciare tutto così come è, con il tunnel sotterraneo, finanziato con fondi pubblici e ormai prossimo alla consegna, che parte dall’uscita della tangenziale di Via Campana e finisce nel “nulla” o che porta le auto davanti a vecchie mura e capannoni abbandonati; la seconda, che è quasi un percorso a ostacoli, è riprogrammare le diverse funzioni urbanistiche della città, verificare il possibile intervento privato dopo una fase di incertezza manifestata dalle stesse società proprietarie, spostare l’imbarco dei traghetti e realizzare aree parcheggio che dovranno essere collegate al Centro Storico mediante nuovi servizi di trasporto alternativo e integrato. Stiamo parlando di un’azione amministrativa riformatrice a media e a lunga scadenza, non di una nuova licenza per un centro discount da concedere nei prossimi mesi. Come evidenziato dalla nostra redazione in un articolo di approfondimento pubblicato nell’aprile 2014, in occasione del quale l’assessore Gerundo ipotizzò per la prima volta interventi “modulari”, cioè “un pezzo alla volta”, anche alla luce delle difficoltà manifestate dalla Waterfront Flegreo s.p.a, “i sospetti e i timori verso il progetto, così come presentato qualche anno fa, restano validi, ma la prospettiva di un totale abbandono è desolante e colpirebbe pesantemente il processo di riqualificazione di Pozzuoli.” Spetta oggi alla classe politica eletta in Consiglio comunale gestire questa fase in modo pragmatico e non strumentale. E sta all’opinione pubblica cittadina partecipare al dibattito in considerazione delle scelte migliori per la riqualificazione e lo sviluppo di nuove opportunità di lavoro, magari stabili e contrattualizzati, per il territorio.     

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.