FOTO DI PAOLO VISONE
Migranti, accoglienza, uguaglianza, caporalato, diritti negati e da riconquistare. Questi i temi al centro del dibattito presso il Centro Congressi di Città della Scienza di Napoli, a Bagnoli, durante l’iniziativa “Migrazioni: da cosa si fugge e perché. Nuove e vecchie rotte tra accoglienza, muri e paure”. Su questo tema i partecipanti sono stati invitati a confrontarsi, attraverso un bando di concorso aperto a scuole di ogni ordine e grado, a studenti universitari, scrittori, fotografi, blogger, video-documentaristi.
L’incontro, infatti, è parte integrante del programma della IV edizione del premio Jerry Masslo, promosso dalla Flai Cgil, Federazione lavoratori Agro Industria. Si sono così susseguiti, dal 12 al 14 ottobre, tre giorni di dibattiti, incontri con il sindacato e premiazione dei vincitori. Il premio, istituito per ricordare l’omicidio di Jerry Essan Masslo, rifugiato sud africano, bracciante, ucciso nelle campagne di Villa Literno il 25 agosto 1989, è stato un’occasione per sensibilizzare sui temi dell’accoglienza, dell’integrazione, della convivenza civile, incoraggiare al dialogo e promuovere una società fondata sul rispetto dell’altro, che sia un nostro connazionale o un immigrato.
Sul palco della Città della Scienza si sono alternati gli studenti di alcune scuole superiori di Pozzuoli, Napoli, Avellino, Benevento, Caserta, Salerno, che si sono confrontati con Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, Ivana Galli, segretaria generale della Flai, e Don Alemanno, l’autore del fumetto ‘Jenus’ e delle vignette che hanno accompagnato l’incontro, come quella che ritraeva Daniel, il piccolo bambino nato nella tendopoli di Mondragone. Rispondendo alle domande dei ragazzi, Ivana Galli ha subito sottolineato come negli ultimi tempi la condizione dei migranti nelle campagne italiane sia sensibilmente peggiorata. “L’alibi della crisi, in questo paese, sta giustificando tutto – ha detto – e si rafforzano l’illegalità e la schiavitù. Noi, come sindacato, ci misuriamo tutti i giorni con questo problema. Per questo proponiamo iniziative come il premio Jerry Masslo. Perché la legalità e la diffusione della legalità, devono servire a rendere i cittadini più consapevoli di quanto sta accadendo, non dimenticando che siamo stati anche noi un popolo di emigranti”.
Si è affrontato poi il ruolo del sindacato, nella lotta al caporalato e a prendere la parola è stata Susanna Camusso, che, con veemenza, ha affermato l’importanza di sottrarre all’invisibilità le persone sfruttate. “È la loro invisibilità a renderli schiavi”, ha detto la leader della Cgil. “Dei migranti – ha continuato – noi sappiamo come arrivano in Italia, grazie alle immagini televisive degli sbarchi. Ma poi non sappiamo nient’altro. Non sappiamo cosa fanno, dove vivono, quali diritti sono loro negati. Se invece li si rende più visibili, diventano automaticamente più facili da difendere. È questo il nostro obiettivo”.
Un obiettivo, che, in un paese impoverito dalla recessione, in cui “si spende molto di più per le emergenze piuttosto che per costrire”, è diventato più ambizioso. La crisi infatti, secondo il segretario generale della Cgil, ha reso il percorso di integrazione dei migranti più complicato. “C’è sempre il rischio che qualcuno pensi che chi viene qui sottrae il futuro ai nativi italiani. Bisognerebbe invece offrire delle risposte comuni senza mettere gli uni contro gli altri, perché dare un lavoro dignitoso ai migranti non ci rende più poveri”. Il nostro paese, in realtà, è più povero “perché non si è legiferato per creare lavoro”. Al contrario, “la politica adottata negli ultimi anni è stata sempre quella di creare guerra tra i poveri”.
Susanna Camusso ha ribadito un concetto fondamentale, che dev’essere chiaro alla collettività, perchè quando si parla di migranti si parla, per la maggioranza, di persone che versano contributi che non riscattano. I migranti sono coloro che “pagano le tasse in Italia, mentre ci sono molti italiani che non lo fanno”, nel frattempo le loro attività “danno profitto alle imprese italiane”. Gli stranieri, insomma, sono una pedina essenziale dell’economia italiana. Poi la segretaria della Cgil ha affrontato un altro aspetto, quello del caporalato “made in Italy”, di matrice aziendale, che riguarda lo sfruttamento di moltissimi nativi italiani, dai giovani alle donne, non risparmiando nessuno. La logica è uguale e peggiora la condizione di tutti.
Il tema della diffusione incontrollata del caporalato è emerso anche nelle parole di Ivana Galli. “Ad esser sfruttati – ha detto – non sono solo gli immigrati, ma anche gli italiani che lavorano, ad esempio, negli appalti, così come tutti i soggetti deboli. I caporali in questo paese non agiscono solo nelle campagne, ma pure nelle aziende che fanno lavorare le persone per pochi spiccioli”. Si tratta, insomma, di un’economia parallela e malata, come ha definito il fenomeno Susanna Camusso, una realtà “che produce un business con parecchi zeri”.
Il ruolo del sindacato, come emerso dal dibattito, è quello di continuare a lottare e di farlo anche attraverso la politica per arrivare per arrivare all’approvazione di leggi come quella in discussione alla Camera dei deputati il prossimo 17 ottobre. Il testo prevede, tra le altre cose, la confisca dei beni alle aziende dolose, l’arresto in flagranza di reato e l’indennizzo alle vittime. E’ una norma che il sindacato spera “possa produrre dei risultati concreti”, e che è stata caldeggiata dalla Flai attraverso la campagna “Stop al Caporalato, coltiviamo la legalità”. Il lavoro del sindacato, come ribadiscono dal palco di Città della Scienza, è quello di fare in modo che le persone abbiamo più diritti. Se per ottenere dei risultati servono azioni di lobbing che ben vengano. Perché “è indegno che in un paese civile si tollerino ancora fenomeni come quello dei caporali, in tutte le sue forme”. Certamente, sottolineano dal Sindacato, è necessario mettere in atto nel nostro Paese un’opera di sburocratizzazione delle procedure, che riguardano proprio i migranti, per fare in modo di concedere in tempi brevi i permessi di soggiorno, ad esempio, per poter controllare le persone che arrivano in Italia ed evitare infiltrazioni della criminalità organizzata,che incentiva i fenomeni di illegalità. Ma anche, come emerge dal dibattito a Bagnoli, abbreviare i tempi per la concessione degli alloggi. In sostanza, la volontà è chiara: sottrarre le persone alla possibilità di essere ricattate dai caporali e di farlo sul piano dei diritti acquisiti.