Operaio morto a Pozzuoli, non fermiamoci al cordoglio

I morti sul lavoro sono tutti uguali, nell’edilizia, nelle campagne, a seguito di malattie professionali. Vanno rispettati, chiunque siano le vittime; italiani o stranieri, regolari o clandestini, giovani senza contratto o padri di famiglia costretti a lavorare con mansioni usuranti oltre i 60 anni, per effetto di leggi che hanno innalzato l’età pensionabile. Ma se un incidente si verifica in un cantiere per lavori pubblici, come accaduto nella giornata di ieri 21 novembre a Pozzuoli, c’è da ragionare a voce alta con maggiore attenzione su alcuni aspetti. Sebastiano Marino, operaio edile di 62 anni – secondo quanto si apprende dalle prime ricostruzioni – sarebbe morto dopo essere precipitato da un’impalcatura per poi essere trafitto da un palo di ferro, presso un cantiere in cui una ditta privata lavora per conto del Comune di Pozzuoli, per realizzare la rifunzionalizzazione delle pompe di sollevamento di due impianti fognari sul lungomare di via Napoli. Sul corpo della vittima è stata disposta l’autopsia e l’area è ora sotto sequestro. Il Sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia ha espresso oggi parole di vicinanza alla famiglia, si è detto “sconvolto e costernato” e si augura “che possano essere accertati in poco tempo le cause di tale tragedia”. Giusto, l’accertamento dei fatti e delle responsabilità da parte della Magistratura è doveroso. Perchè se si cade da un’impalcatura per un giramento di testa probabilmente è una disgrazia; se si finisce su un palo che non doveva stare scoperto e si muore per tale circostanza, non può chiamarsi fatalità.

L’accertamento, tuttavia, da solo non basta. Ci vuole prevenzione, per non piangere in futuro altri morti. E prevenzione significa in questi casi verificare in modo puntuale il rispetto reale delle norme di sicurezza, fin dall’inizio e durante tutta la realizzazione delle infrastrutture. Un Comune, in quanto Ente pubblico che commissiona le opere, ha il dovere politico di interrogarsi – a partire dall’assessore ai Lavori pubblici, che ha anche la delega alla “sicurezza sul lavoro” – sulle condizioni di lavoro dei cantieri aperti in città grazie a significativi investimenti con fondi pubblici. Le clausole contenute negli appalti che riguardano diritti e salute dei lavoratori vanno applicate con severità, con tutte le conseguenze del caso sulle società private vincitrici di appalto. E va valutata anche la richiesta di coordinare un più incisivo e frequente intervento da parte di ispettori e dell’Inail.

Nella società di oggi, si fa davvero fatica a trovare una reazione adeguata da parte di quel che resta di organizzazioni sindacali, di categoria, o di gruppi consiliari di fronte alla piaga delle morti sul lavoro, archiviate ogni volta come “tragici episodi”. Non c’è bisogno di andare troppo indietro negli anni: nel 2004 la morte di un operaio al Rione Terra provocò lo sciopero generale cittadino e il blocco dei cantiere. Oggi a Pozzuoli il tema delle “condizioni di lavoro” – che è cosa distinta dal generale indirizzo per lo sviluppo del territorio – non può continuare ad essere assente, nei fatti, dall’agenda politica. Ed è responsabilità di tutti: amministratori, funzionari pubblici e tessuto aziendale.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.