Oltre la candidatura a città della cultura, un progetto per Procida e per i Campi Flegrei

La scorsa settimana è stata accolta con grande entusiasmo la notizia che Procida sia nella top ten delle città finaliste candidate a capitale italiana della cultura 2022, come annunciato dal Mibact. Abbiamo cercato di ricostruire l’iter del progetto, partendo dai primi passi che ha mosso. Si è posta l’attenzione sulla sua unicità, sul suo ruolo di volano per l’intera area flegrea, e su come l’emergenza sanitaria abbia influito. Per farlo, abbiamo posto alcune domande al project manager, Agostino Riitano, che già nel 2019 aveva seguito la candidatura di Matera, portandola alla vittoria.

L’INTERVISTA / Dott. Riitano come è nata questa candidatura?

– […] Ho scelto di capitanare il progetto di Procida perché le altre città in lizza per la candidatura avevano tutte la speranza di vincere, invece Procida rappresenta proprio l’utopia della vittoria. E in questa utopia della vittoria ho trovato terreno fertile per costruire un dossier di una candidatura che oggi si presenta come un vero e proprio piano strategico per lo sviluppo di questa comunità e, soprattutto anche di un territorio più allargato che è quello del comprensorio dei Campi Flegrei. Un piano di sviluppo che ha al centro la cultura come volano di sviluppo sociale prima, ed economico poi.

Non è una mera elencazione di progetti culturali, ma la capacità di tratteggiare, attraverso la partecipazione diretta dei cittadini, un’idea di comunità per il prossimo futuro. Il tema che abbiamo individuato è “la cultura non isola”, che può sembrare un gioco di parole ma che in realtà pone l’isola come grande metafora della condizione dell’uomo contemporaneo. Cioè l’isola di fatto rappresenta l’uomo contemporaneo che è costituito socialmente da tante isole fino ad essere un vero e proprio arcipelago. E la funzione della cultura oggi è quella di avere la capacità di costruire dei ponti fatti di relazioni e legami. Lavoreremo molto sul concetto di isola come regno dei doppi: apertura/chiusura, accoglienza/reclusione, legame/distanza. Cercheremo di porla sempre più non come dimensione geografica ma come dimensione della mente. L’isola come un luogo sicuro, completo in sé. Come realtà anche avvolta dal mare, inteso come liquido amniotico, quindi anche simbolo del materno, del ritorno al grembo.

Per noi l’isola di Procida in quanto capitale sarà un luogo fortemente generativo, perché fortemente femminile e portatrice di una particolare attitudine, perché per sua natura accoglie. Accoglienza, cura, dono, legame con la vita, sono le condizioni per noi imprescindibili che fanno della cultura, e della cultura della differenza, il centro del nostro progetto.

[…] Per questo oggi Procida può essere la capitale della cultura, perché il nostro programma si fa paradigma per tutte le comunità isolane e isolate che sempre più nella società contemporanea stanno emergendo.

Ci riteniamo capaci di poter interpretare non soltanto la cultura del nostro paese, ma anche la possibilità di iniziare a guardare un po’ oltre.

– Quindi crede che un’eventuale vittoria di Procida possa essere volano di sviluppo anche per tutta l’area flegrea?

– Decisamente sì, è importante per noi intendere che il territorio della capitale della cultura non è solo quello dell’isola, ma anche quello dei Campi Flegrei perché c’è una connessione profondissima. Il legame culturale è profondo, e anche il modello di sviluppo che andremo a generare ha necessità di avere un comprensorio territoriale più ampio. Per noi tutto quello che potrà trasformarsi anche in termini di valore anche per economie legate al turismo, per esempio, dovrà essere fortemente sostenibile dal punto di vista ambientale. Metteremo in campo tutti gli strumenti affinché l’isola non viva un’esperienza di over tourism, di assalto ad un’isola che è piccola e già fortemente abitata, ma perché ci sia un’equa distribuzione territoriale.

Abbiamo avuto anche un immediato appoggio da parte di tutti i comuni flegrei, a partire da quelli più vicini a Procida, come Monte di Procida e Bacoli, ma anche Quarto.

– L’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 in che modo ha cambiato l’approccio al percorso di candidatura, che solitamente si fonda su un processo di partecipazione collettiva?

– Sì, sicuramente qualcosa è cambiato. Innanzitutto, dal punto di vista proprio logistico perché molte scadenze sono slittate allungando di conseguenza i tempi. Ci siamo ritrovati in una fase in cui dovevamo capire cosa stesse succedendo.

Dal punto di vista della partecipazione collettiva avevamo, poi, creato degli incontri strutturati, un dispositivo di partecipazione su tre tavoli tematici istituiti costantemente all’interno del Municipio di Procida. E i cittadini potevano riunirsi per affrontare le tre tematiche rilevanti: il rapporto tra cultura e nuove tecnologie, cultura e turismo sostenibile, e il tema della sostenibilità ambientale. Questa dinamica prima del Covid-19 funzionava benissimo, ed era occasione di socialità, di incontro. Poi con l’emergenza sanitaria non è stato più possibile quindi si è trasformata la modalità di partecipazione.

Un’altra cosa che è successa, in questo caso positiva, è che il tema che abbiamo scelto “la cultura non isola”, con l’avvento della pandemia è diventato ancora più forte e ancora più necessario. Oggi tutti noi sappiamo cosa significa perché tutti abbiamo fatto esperienza dell’isolamento. Leggere un libro, guardare un’opera teatrale, cantare dal balcone col vicino di casa, ha dato a tutti la possibilità di capire cosa significhi la “cultura non isola”, dando grande forza al tema. E quindi ci riempie ancor di più di responsabilità, non solo di convincere la commissione sulla necessità di lavorare su questo tema, ma soprattutto di continuare a lavorarci a prescindere dalla vittoria.

È stata accolta con grande entusiasmo la notizia che Procida sia stata ammessa alla finale. Quali saranno i prossimi step di questo percorso?

– Il 14 e il 15 di gennaio si incontrerà la commissione, ancora non sappiamo se a distanza o in presenza, e si farà un’audizione di circa mezz’ora. Dopodiché sarà proclamata la città vincitrice, quindi siamo alle battute finali.

Un progetto senza dubbio ambizioso e coraggioso che, al di là della vittoria, ha innescato un processo probabilmente sempre rimasto un po’ acerbo negli anni. L’idea di un’isola che si apre e accoglie, che accende i riflettori su un territorio per certi aspetti ancora poco scrutato in tutte le sue peculiarità e potenzialità. Una sfida importante che potrebbe rappresentare un punto di svolta dopo le innumerevoli occasioni perse dal punto di vista culturale e turistico da parte del territorio flegreo. Perciò “finger crossed”, come direbbero gli inglesi, e forza Procida!

Scritto da Martina Iacuaniello


Classe 1990. Vive tra Roma e Napoli, ed è da sempre appassionata di arte, letteratura e politiche culturali. Dopo aver conseguito la laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l'università Suor Orsola Benincasa di Napoli, è attualmente iscritta alla magistrale in Storia dell'arte alla Sapienza di Roma.