Meno incendi nel 2018, riflessioni un anno dopo quella strana “guerra dei fuochi”

Ancora presto per “cantare vittoria”, ma in tema di incendi nel 2018 è andata meglio. Lo dicono i numeri, facilmente riscontrabili dalla percezione diretta sui territori, diffusi nei giorni scorsi e aggiornati fino alla prima settimana di agosto.

PRIMI DATI DEL 2018 – La Protezione Civile ha reso noto che dal 15 giugno, data di inizio della campagna estiva anti-incendi boschivi, all’8 agosto 2018, le richieste trasmesse dalle regioni al Centro Operativo per chiedere l’intervento dei mezzi antincendio locali sono state 123. La scorsa estate nello stesso arco di tempo erano state 1.205. Si registra, dunque, una diminuzione il 90% rispetto al 2017, mentre nel 2016 le richieste sul territorio nazionale erano state 467.  Analogo risconto lo fornisce l’European Forest Fire Information System (Effis) della Commissione Europea, secondo cui dall’inizio dell’anno fino al 23 luglio nella Penisola sono bruciati 3.859 ettari di terreni, una cifra inferiore di 17 volte rispetto allo stesso periodo del 2017, quando erano andati in fumo 68.213 ettari.

Sono dati forti, per fortuna positivi, ma che impongono più di una riflessione. Quanto accaduto la scorsa estate in Italia, ma in generale in tutti i Paesi del Mediterraneo, non può essere dimenticato. La Campania e i Campi Flegrei non fecero eccezione. La guerra dei fuochi cominciò con il Vesuvio il 10 luglio e finì ad agosto, in modo plateale e premeditato. Qualcuno alzò la voce, ci furono anche manifestazioni e presidi spontanei da parte di cittadini e comitati, come le iniziative intitolate #bruciateanchenoi sul territorio flegreo. Anche le Autorità istituzionali, compreso il Capo dello Stato Mattarella, dichiararono pubblicamente che il Paese fu di fronte a un attacco condotto con una metodologia terroristica.

DOMANDE RIMASTE SENZA RISPOSTA – Chi o cosa ha determinato questa inversione di tendenza? I cambiamenti climatici globali si sono presi una pausa? L’autocombustione ad alte temperature è scomparsa? I “piromani”, questi sconosciuti soggetti patologici che godono nell’appiccare o vedere il fuoco, sono tutti improvvisamente guariti? Ironia (e ingenuità) a parte, è evidente che le risposte alle domande poste in passato, sul perchè e sugli interessi esistenti dietro la devastazione ambientale estiva, vanno ancora trovate. A maggior ragione in un “anno di tregua”, per chi non vuole rassegnarsi a diventare di nuovo in futuro carne da macello impotente rispetto a decisioni criminali o complicità consumate altrove, sulla testa della gente e dei territori. Chi scrive stenta a credere che in un anno siano state immediatamente o completamente risolte tutte le invocate criticità della riforma Madia, che accorpò i forestali all’arma dei Carabinieri, o il business degli interventi di spegnimento con elicotteri e canadair appaltati a società private. Del resto anche quest’anno non tutti sono rimasti con le mani in mano. In Campania sono state risparmiate le aree verdi e boschive, ma così non è stato per i siti di stoccaggio o di smaltimento dei rifiuti, lasciati bruciare per giorni con grave danno alla salute; fatti sui quali le Istituzioni, locali e nazionali, come nel caso dell’incendio del 25 luglio a Caivano, hanno mantenuto un silenzio assordante. Mentre fuori dall’Italia la catastrofe si è consumata in Grecia, dato da non sottovalutare considerando gli ingenti fondi europei previsti per il successivo recupero delle aree boschive; aspetto, quest’ultimo, che lo scorso anno fu individuato da molti come il principale elemento comune tra tutti i Paesi coinvolti dai roghi.

Sarebbe un bene, dunque, non abbassare la guardia e cogliere in questa drastica diminuzione di incendi dolosi registrata finora, non un motivo di passiva rassicurazione, ma un ulteriore senso di rabbia per gli atti criminali rimasti impuniti, e vigilare sulla tenuta e sulle criticità del sistema di tutela del patrimonio boschivo e della salute. Soprattutto in un Paese come l’Italia, dove in tanti vedono improbabili complotti dappertutto, per poi dimenticare molto presto quanto accaduto sulla propria pelle appena l’altro ieri.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.