Guida al PROGETTO MADI / Tutorial/01: La Rete

madi1_webPubblichiamo un ciclo di testi relativi a MADI – Malazè Discovering Ideas (www.facebook.com/MadiMalazeDiscoveringIdeas), un progetto nato in occasione dell’edizione 2013 di Malazè. MADI è un incubatore di progetti finalizzati a promuovere lo sviluppo economico e culturale dei Campi flegrei.

Tali testi costituiscono una guida alla creazione di progetti e, al contempo, consentono di familiarizzare con una serie di concetti utili a comprendere quanto la cultura possa fungere da motore economico, ciò soprattutto in un territorio particolarmente ricco di risorse quale è quello italiano.

Il progetto MADI è patrocinato da: Campania Innovazione (http://www.agenziacampaniainnovazione.it/), Creactivitas (http://www.creactivitas.org/), Federculture (http://www.federculture.it/) e Fondazione Symbola (http://www.symbola.net).

I progetti sono presenti nella piattaforma di active media e crowdfunding DeRev (www.derev.com), dove è possibile visionarli e sostenerli.

MADI TUTORIAL/01: LA RETE

Le parole hanno una loro storia che gli uomini spesso non conoscono. Prendiamo la parola «rete».

Il DELI, dizionario etimologico di riferimento, riporta come significato principale il seguente: “strumento di fune, o di filo tessuto a maglia, per prendere pesci, uccelli o altri animali”.

La parola «rete» nasce proprio così: è qualcosa che afferra, che costringe tra le sue maglie, un utile strumento di caccia e pesca. L’etimologia, come segnalano Manlio Cortellazzo e Paolo Zolli, è oscura. Strana fatalità per un termine che oggi vede dilatato il suo significato fino a toccare l’infinito.

Oggi infatti la «rete» è molto altro. Le parole, si sa, sono organismi viventi che possono evolvere, cambiare, morire anche. E così la «rete», negli ultimi decenni, la si intende in un senso uguale e diverso (il senso originario permane, ma in seguito ad una estensione metaforica viene mutato); essa è il “villaggio globale”, formula coniata dal Marshall McLuhan nel lontano 1964 in riferimento a un luogo piccolo in cui sono aboliti i confini e le distanze, luogo che oggi facciamo coincidere con quell’universo infinito di ubiquità e istantaneità che è internet. Diceva McLuhan, ed è qui che verifichiamo la con-fusione tra «rete» e “villaggio globale”: “Uno dei fenomeni più significativi dell’era elettrica consiste nel creare una rete globale che ha molte delle caratteristiche del nostro sistema nervoso centrale, il quale non è soltanto una rete elettrica ma un campo unificato di esperienze.”

La similitudine con il sistema nervoso centrale richiama inevitabilmente quell’“intelligenza collettiva” sulla quale si basa, ad esempio, wikipedia; dice Pierre Lévy che essa è “un’intelligenza distribuita ovunque, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze”.

Manuel Castells descrive così il passaggio epocale avutosi con la diffusione di internet: Internetè la trama delle nostre vite. Se la tecnologia dell’informazione è l’equivalente odierno dell’elettricità nell’era industriale, Internetpotrebbe essere paragonata sia alla rete elettrica sia al motore elettrico, grazie alla sua capacità di distribuire la potenza dell’informazione in tutti i campi dell’attività umana. Inoltre, così come le nuove tecnologie per produrre e distribuire energia hanno reso possibili le fabbriche e le grandi imprese come fondamento organizzativo della società industriale, Internet è la base tecnologica della forma organizzata nell’Età dell’informazione: è il network.

Il network è un’insieme di nodi interconnessi. […] I network, grazie alla loro intrinseca flessibilità e adattabilità – due elementi cruciali per la sopravvivenza e la prosperità in un luogo in rapido cambiamento -, presentano vantaggi straordinari come strumenti organizzativi.

In questo passaggio epocale, in cui la «rete» si fa “villaggio globale” e “network” (quest’ultimo, nel dizionario italiano Sabatini-Coletti, per estensione significa “insieme di entità o persone che operano in modo coordinato ma in sedi geografiche differenti” ed ha, come sinonimo, proprio «rete»), si impone una nuova visione della realtà che superi vecchie logiche e strutture. In questo passaggio epocale si sviluppano nuove forme associative, una nuova economia, nuovi modi di vivere e di fare. Con la rete è possibile agire sul territorio, modificarne le dinamiche, realizzare cose che, con le dinamiche consuete, sarebbero difficili se non impossibili. La «rete» è il presente. La «rete» favorisce “le pratiche collaborative”, ossia forme di cooperazione che intercorrono tra persone, enti, aziende ed altri attori. Oggi, si sa, la «rete» fa la forza.

Come dice Castells: «Le reti costituiscono la nuova morfologia sociale delle nostre società e la diffusione della logica di rete modifica in modo sostanziale l’operare e i risultati dei processi di produzione, esperienza, potere e cultura. Benché la forma di organizzazione sociale a rete sia esistita in altri tempi e in altri spazi, il nuovo paradigma della tecnologia dell’informazione fornisce la base materiale per la sua espansione pervasiva attraverso l’intera struttura sociale».

Testo a cura di Fabio Borghese e Antonio Russo De Vivo

Elaborazione grafica a cura di Costantino Sgamato

Scritto da Antonio Russo De Vivo


Antonio Russo De Vivo è nato a Pozzuoli (NA) il 7 dicembre 1981. È laureato in Lettere moderne e specializzato in Filologia moderna alla facoltà di Lettere e Filosofia “Federico II” di Napoli. Ha pubblicato articoli e racconti su libri, blog e siti web. Dal 2012 è tra gli animatori della rivista culturale Il Pickwick (www.ilpickwick.it).