EDITORIALE/ Rione Terra: 48 anni dallo sgombero, anniversario triste e irritante

L’anniversario dello sgombero del Rione Terra, ordinato il 2 marzo del 1970, è sempre più triste. E aggiungiamoci pure, irritante. Sono passati 48 anni da quel giorno e il cantiere permanente inseritosi in pianta stabile nel cuore di Pozzuoli conferma la sua natura di “gallina dalle uova d’oro”. Lavori cominciati dal Consorzio nei primi anni 90, costati finora circa 130 milioni di euro, che ad oggi non hanno ancora raggiunto l’obiettivo minimo ed essenziale di consegnare al Comune – proprietario della gran parte del Rione – tutto quel patrimonio immobiliare pubblico, da destinare poi a “cittadella turistico-culturale”, secondo le decisioni di indirizzo prese dal Consiglio comunale ormai dal lontano 2002, e confermate dai successivi atti amministrativi.

CHE FINE HA FATTO IL BANDO DI GARA PER LA GESTIONE? – Speriamo che quest’anno, anniversario numero 48, il Rione Terra non diventi “un morto che parla”. Mentre quello appena trascorso può considerarsi sostanzialmente, purtroppo, un anno buttato. Il 28 febbraio (non l’altro ieri, ma quello del 2017), era infatti il termine fissato con delibera di giunta n. 27 del 6 aprile 2016 per la messa a bando con una gara internazionale finalizzata alla gestione della zona A, circa il 60% del totale degli immobili i cui lavori sono conclusi, anche alla luce di uno studio di fattibilità e di una collaborazione tra il Comune di Pozzuoli e l’Agenzia del Demanio. Scadenza non rispettata e che sarebbe un grave errore mandare nel dimenticatoio. Prima la decisione di rinviare il bando a dopo le elezioni comunali “per ragioni di opportunità”, poi qualche annuncio del Sindaco Vincenzo Figliolia (in Consiglio, sui social network e in tv) sull’imminente prosieguo di questo percorso. Secondo i “bene informati” il bando c’è, è pronto, ma qualcosa mantiene il freno a mano. Non risultano pressing da parte di forze politiche e consiglieri, di maggioranza e opposizione, pur nella diversità di opinioni sulle caratteristiche del bando e della modalità di gestione, per discutere e recuperare il tempo perduto. La città è in attesa, ma sarebbe più corretto dire che è in uno “stato di oblio”.

Eppure si tratta di un passaggio fondamentale per la nuova dimensione economica turistico-culturale da dare al territorio, di importanza pari alla realizzazione dei progetti targati Parco archeologico dei Campi Flegrei, o alla piena valorizzazione del Polo culturale del Complesso Toledo-Villa Avellino. La consegna al Comune del Rione e il successivo bando, ovviamente da curare bene in tutti i suoi aspetti, potrebbero finalmente segnare la svolta per la messa a reddito dell’antica rocca e la conseguente creazione di opportunità di lavoro, diretti e indiretti. Almeno per provarci! Pensiamo al cambio di prospettiva immediato: arretramento del cantiere e di quel maledetto cancello di ingresso; apertura del percorso archeologico e del Duomo tutti i giorni della settimana, con estensione della parte visitabile degli scavi, oggi ridotta a circa un terzo delle sue dimensioni e mortificata nelle sue potenzialità; utilizzo pieno e condiviso di quegli edifici pubblici che non prevedono una destinazione alberghiera come Palazzo Migliaresi, Palazzo Di Fraia e gli immobili che circondano piazzetta 2 marzo. E per concludere, fatto non irrilevante, la fissazione di un termine, oggi indicato in via ufficiosa e del tutto aleatoria “in 3 o 4 anni”, per concludere i lavori nell’ultima parte del Rione che affaccia sulla darsena, per la quale sono già sul tavolo altri 70 milioni circa di euro (e siamo a un totale di 200).

“Ora o mai più”, ha ripetuto più volte il Sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia durante tutta l’ultima consiliatura. Una posizione che chi scrive ha condiviso e sostenuto pubblicamente. “Adesso basta”, dovrebbe gridare la città nel suo insieme, che ha il diritto di sapere, prima ancora di sperare, cosa e perchè si è rallentato o interrotto.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.