EDITORIALE / Gran Bretagna, razzismo e diritto allo studio: facciamo chiarezza sui veri danni della “Brexit”

soggiorni-studio-a-londraEsistono le notizie, esistono le “bufale” ed esistono anche le notizie “gonfiate ad arte” o diffuse in modo volutamente impreciso per confondere le idee.

IL CASO “STUDENTI ITALIANI A LONDRA” – Da giorni si susseguono notizie sulla presunta classificazione etnica operata in alcuni sondaggi britannici ai danni degli abitanti del Sud Italia. La questione è stata portata alla ribalta dalle diciture di alcuni questionari scolastici che differenzierebbero “italiani” da “italiani meridionali”, con particolare riferimento ad “italiani siciliani” ed “italiani napoletani”. Se le domande e i dubbi sul motivo di tali specificazioni sorgono legittimamente spontanee, le risposte sono state fin troppo avventate e, in alcuni casi, strumentalizzate. Ad un’analisi più approfondita, infatti, segue immediatamente la precisazione che vede i presunti questionari discriminatori rivelarsi sondaggi incentrati non sull’etnia, bensì sulla lingua. Ciò non dovrebbe sorprendere, data la diffusione e la peculiarità di alcuni dialetti. Basti pensare al fatto che il dialetto napoletano è ormai considerato dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità, oltre che una vera e propria lingua. La specificazione riscontrata nei questionari, inoltre, non è affatto riservata ai dialetti meridionali: sono presenti diverse variazioni di cinese ed altrettante di inglese, come quello della Cornovaglia, della Scozia, del Galles. Alla luce di questo, l’intera vicenda assume una prospettiva completamente diversa: non si tratta infatti di discriminare, bensì di tutelare le differenze, di valorizzarle anziché relegarle ai margini.

LA RESPONSABILITA’ DEI MEDIA – Ad ogni modo, la questione è stata divulgata e percepita in modo da suscitare lo sdegno generale da parte non solo dell’opinione pubblica, ma anche di giornalisti e politici, al punto che l’ambasciata italiana ha preteso le scuse del Regno Unito. Mentre lo scandalo dilagava a macchia d’olio, i commenti più in voga hanno attribuito alla Brexit la vergogna dei “questionari razzisti”, come conseguenza coerente di un dilagante nazionalismo britannico. Tuttavia, non si può prescindere da alcune considerazioni: tali questionari seguono i medesimi codici linguistici sanciti già nelle linee guida ministeriali per i censimenti scolastici del 2014, molto prima del referendum che ha decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Negli stessi giorni in cui la presunta emarginazione meridionale nei documenti inglesi conquistava i primi posti nella classifica delle questioni più discusse e sentite del momento, un’altra notizia – in realtà ben più grave – riguardante il Regno Unito avrebbe meritato ben più attenzione. Stavolta, una notizia presentata addirittura dai media come “positiva”: “Gli studenti che dall’estero si immatricoleranno a corsi di laurea in istituti ed università inglesi entro l’anno accademico 2017/2018 continueranno ad usufruire di finanziamenti e borse di studio per tutta la durata del corso, anche se nel frattempo dovessero concludersi le procedure per uscire definitivamente dall’Unione Europea”. In questo caso la vicenda è stata affrontata dai mezzi di comunicazione in maniera diametralmente opposta a quanto accaduto per i sondaggi: gli studenti sono stati dichiarati “salvi nonostante la Brexit”. E’ tuttavia doveroso dare rilievo ad un punto di vista più disincantato e veritiero. Se chi, proveniente dagli altri Paesi dell’Unione Europea, intraprenderà una carriera accademica in Gran Bretagna entro il prossimo anno vedrà preservati i suoi diritti di studente, che ne sarà di chi si troverà nella medesima situazione in un futuro più lontano di un anno, ma comunque prossimo? Che ne sarà di chi vorrà intraprendere un percorso formativo in Inghilterra negli anni successivi al 2018? Esultare per un diritto che ad oggi resterà tutelato con certezza solo nell’immediato futuro equivale a svilire lo stesso, a considerare una concessione quella che invece è una conquista che non dovrebbe essere affatto messa in discussione, né ora né mai. E’ dunque necessario preservare sempre la capacità di discernere tra ciò che va tutelato e rivendicato e tutto ciò che invece contribuisce a creare quello stagnante ammasso di polemica sterile – purtroppo tanto familiare – nel quale il cittadino non solo si perde, ma soprattutto perde di vista quegli aspetti basici che, se colti a dovere, permetterebbero di sviluppare un pensiero critico, capace di farsi strada tra strumentalizzazioni e disinformazione.

NIENTE PIU’ BORSE DI STUDIO IN GB: LA FINE DELLA PARTITA’ TRA GLI STUDENTI EUROPEI – Pretendere chiarezza riguardo la sorte dei futuri studenti e lavoratori che dall’estero desidereranno di emigrare in Inghilterra non è un capriccio, bensì un dovere. Restare vigili ed esigere giustizia a lungo termine anziché tirare un sospiro di sollievo per quello che altro non è che una concessione transitoria, ben lungi dall’essere rassicurante, non vuol dire essere polemici, ma possedere consapevolezza politica e coscienza sociale.  Solo coltivando e sviluppando tali capacità è possibile andare al di là di aspetti futili e distorti e focalizzare invece l’attenzione su ciò che è rilevante.

In questo caso, il pericolo di un’involuzione in materia di diritti e di assetto internazionale non si riscontra in un esacerbato nazionalismo, celato in sondaggi scolastici, bensì in una decisione presa dal Governo Britannico, nella prova tangibile di tutto quello che significa uscire dall’Unione Europea, da un organismo sovranazionale che, per quanto non sia certamente l’Europa di Altiero Spinelli e del Manifesto di Ventotene, per quanto presenti numerosi limiti che vanno decisamente superati, dalla sua nascita costituisce un baluardo contro i conflitti interni all’Europa e la discriminazione, una garanzia per l’integrazione sociale, per la pace, per la democrazia. La constatazione dell’oggettiva difficoltà di perseguire determinati obiettivi e, in alcuni casi, dell’inefficacia dell’Unione Europea come di altri organismi sovranazionali, non può costituire una legittimazione alla disgregazione, bensì un importante motivo di impegno necessario per il rinnovamento ed il miglioramento degli stessi.

Scritto da Martina Brusco


Nata a Napoli nel 1996, residente a Pozzuoli. Studentessa di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Entra a far parte dell’associazione e testata giornalistica “L’Iniziativa – Voce Flegrea” nel 2014, con il desiderio di coniugare la passione per il giornalismo e la politica all'impegno sociale sul territorio.