Editoriale/ Come reagire a una bomba di camorra

La bomba esplosa nella notte di martedì 15 gennaio ai danni della nota pizzeria Sorbillo, nel Centro Storico di Napoli, ha “ricordato” con tutta la sua violenza che esiste per le nostre comunità un problema “sicurezza” e che questo problema – come evidenziato in un passaggio dell’ultimo discorso di fine anno del Presidente della Repubblica – è legato alla malavita organizzata. A Napoli c’è la camorra. Lo sanno anche i bambini, ma spesso lo dimenticano pure i grandi. Senza in alcun modo volersi sostituire al lavoro degli investigatori, l’enorme flusso di denaro che scorre insieme ai turisti per le strade di Napoli non può che suscitare gli appetiti di bande criminali, per lo più in guerra tra loro. La bomba alla più nota pizzeria di Via dei Tribunali è di fatto un atto terroristico, rivolto a tutti e non necessariamente al solo destinatario diretto. Il messaggio che porta è “comandiamo noi, possiamo colpire chiunque”. Le immagini pubblicate sui social da Gino Sorbillo, invece, contengono una frase importante “riapriamo subito”, la migliore risposta che si potesse dare in quel momento, immediata e moderna. Ma il giorno dopo occorre altro. Uno scatto. Una presa di posizione. Non servono selfie e sfilate di politici, pagliacciate di inadeguati ministri o frasi di circostanza. Cento poliziotti in più sono meglio di cento poliziotti in meno, ma da soli non servono a niente, come dimostrato in passato, se la loro presenza non è accompagnata da una serie di misure sociali, economiche, legislative, per contrastare un sistema fatto di racket, traffici illeciti, riciclaggio del denaro sporco, inquinamento del tessuto imprenditoriale e ambientale. In assenza di rappresentanti istituzionali credibili e in un società “liquida” senza corpi intermedi radicati (partiti, associazioni di categoria, terzo settore) la speranza di oggi è quella di una reazione “di popolo”, che passa però per una diffusa coscienza civica e una scelta di campo da parte di ognuno. Come diceva Paolo Borsellino occorre dare gli strumenti alla gente, a partire dai più giovani, per scegliere “la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità” e come ammoniva Giovanni Falcone, tra mafia (o camorra) e Stato non si può essere equidistanti, perchè esiste sempre e solo LO STATO, che può essere migliorato, cambiato, criticato, ma al di fuori di esso resta solo prevaricazione verso i più deboli, sopruso e violenza. C’è la morte dei territori, la desertificazione sociale, l’emigrazione di massa e la barbarie culturale. E se questo Stato è occupato da persone inadeguate o complici, sono quest’ultime che vanno isolate e combattute, e non l’idea di Istituzione in quanto tale, proprio per difendere il senso e l’esigenza della comunità e del vivere civile.

I fatti di Napoli Centro avranno l’effetto di seminare paura o di svegliare i napoletani dal sonno? Dipende da tutti noi. Tutti sono rimasti scossi dalla bomba a Sorbillo, perchè quasi tutti siamo andati lì a mangiare almeno una volta. Ma in altri luoghi della provincia, episodi di gravità simile o maggiore sono rimasti nell’ombra dei riflettori mediativi. In estate sono stati dati alle fiamme numerosi centri di smaltimento dei rifiuti in tutta la CampaniaNegli ultimi 20 giorni ad Afragola sono scoppiate 8 bombe. Ed è proprio ad Afragola che sabato prossimo è stata convocata una manifestazione popolare su iniziativa della “Masseria Ferraioli” alla quale stanno arrivando tantissime adesioni. L’appuntamento alle 9.30 in Piazza Gianturco per “dire con forza che queste persone non valgono nulla e che le strade della città appartengono alle persone per bene, a chi lavora, a chi vive onestamente, a chi rivendica il diritto di vivere in questa terra senza avere paura.” Analoghe manifestazioni sono in programma a Napoli, come il flsh mob convocato sempre sabato mattina alle 11.30 proprio fuori i locali della pizzeria Sorbillo, dal titolo “una bomba di cultura”. Sono giorni importanti, nei quali la solidarietà può uscire dai confini virtuali e prendere forma concreta, premessa per una reazione che non può fermarsi al fatto del giorno.

LA FOTO E’ TRATTA DALLA VIGNETTA DI MAURO BIANI PUBBLICATA PER IL MANIFESTO

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.