Bradisismo, ecco il piano speditivo per i Campi Flegrei

E’ stato scritto nei tempi previsti. Nel silenzio o nella disattenzione più totale delle amministrazioni, delle Istituzioni e della politica locale. E’ il documento di “pianificazione speditiva di emergenza per l’area del bradisismo”, elaborato in base all’art. 4 del decreto legge 140 del 12 ottobre 2023 (il tanto discusso “decreto Campi Flegrei”), trasmesso dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile a Regione, Comuni, Prefettura ed Enti scientifici lo scorso 12 dicembre 2023.

Abbiamo letto il testo di 47 pagine e crediamo ci siano cose che la cittadinanza deve conoscere. Chiariamo, ancora una volta, che si tratta di un piano distinto da quello per rischio vulcanico; diverso da quello che prevede – per intenderci – una zona rossa di circa mezzo milione di abitanti e traumatiche diaspore in altre Regioni di Italia. In questo caso, invece, la porzione di territorio è ben più piccola e l’attenzione è rivolta al solo rischio bradisismico. O, per essere ancora più precisi, all’impatto che il bradisismo potrebbe avere sul territorio e sui suoi abitanti in caso di “recrudescenza del fenomeno”.

I DETTAGLI – La novità più importante è la possibilità, messa nero su bianco, dell’allontanamento della popolazione totale o parziale nel caso di scenario più grave, in cui non sarebbe possibile garantire “la convivenza della popolazione con i fenomeni in atto”. Attenzione: è la prima volta, da quando è in corso l’attuale fase bradisismica, che lo Stato considera espressamente l’ipotesi di sgomberi e di evacuazioni su larga scala anche IN ASSENZA di un concreto rischio di eruzione vulcanica. E lo fa con parole molto più esplicite rispetto alla terminologia utilizzata nel decreto di pochi mesi fa, che pure aveva suscitato fin da subito dubbi e perplessità da parte della nostra redazione.

L’area interessata è stata ulteriormente ridotta. Non coincide più con la “zona bradisismica” che coinvolge circa 85 mila abitanti distribuiti tra la gran parte di Pozzuoli (escluse Monterusciello e Licola), Bacoli Centro, la frazione di Baia e gli interi quartieri napoletani di Agnano e Bagnoli; zona per la quale trovano applicazione tutte le altre misure previste dal decreto come il piano di vulnerabilità, le verifiche sugli edifici, il piano di comunicazione alla popolazione e il reclutamento di personale per potenziare le strutture comunali di protezione civile. La nuova “zona di intervento ristretta” ricade quasi esclusivamente sul territorio del Comune di Pozzuoli nei quartieri di Pozzuoli Centro, Via Napoli, Rione Artiaco, parte di Arco Felice, Solfatara, Agnano Pisciarelli e La Pietra. E prosegue oltre il Dazio per appena 200/300 metri in direzione Napoli. Il tratto di costa è dall’ex lido Augusto di Arco Felice alla spiaggia libera di Bagnoli. Il totale stimato della popolazione residente è di 33.653 abitanti, di cui 29.311 puteolani e 4.342 napoletani. Per un totale di quasi 7.000 edifici coinvolti. Il criterio utilizzato per circoscrivere la zona oggetto di eventuali interventi “speditivi di emergenza” è stata la misura del sollevamento del suolo di almeno 30 cm dal 2015.

I TRE SCENARI – E’ solo in quest’area (evidenziata in giallo nell’immagine a pag. 25 del documento) che si prevedono le diverse strategie operative, con la distribuzione di ruoli tra le Istituzioni, in base a 3 possibili scenari.

  • Scenario 1. Danneggiamento limitato degli edifici localizzati in piccole porzioni di territorio. In questo caso scattano conseguenti azioni di ripristino o di messa in sicurezza degli edifici e delle infrastrutture coinvolte.
  • Scenario 2. Danneggiamenti più severi in porzioni più ampie di territorio e ad un numero significativo di edifici e infrastrutture. In questo caso si determinano anche l’intervento del livello nazionale (e non solo locale e regionale), la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale e l’eventuale attivazione della DiComaC (Direzione di Comando e Controllo), che coordina le operazioni da un quartier generale con sede logistica nel Comune di San Marco Evangelista in provincia di Caserta.
  • Scenario 3. E’ quello in cui “le deformazioni del suolo subiscono un aumento importante in accelerazione e la sismicità aumenta in frequenza ed energia, provocando danni strutturali al sistema edilizio e infrastrutturale e criticità tali da non poter più garantire i servizi di base per i cittadini o comunque la convivenza con i fenomeni in atto”. In questo caso il Dipartimento della Protezione Civile, in raccordo con Regione Campania e Comuni interessati, supporta la risposta operativa, comprese le eventuali azioni di allontanamento parziale o totale della popolazione, secondo le modalità individuate dalla Regione Campania. Sono previste, ovviamente, l’attivazione della DiComaC e la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale.
    La strategia di allontanamento e trasferimento della popolazione dalla nuova zona di intervento ristretta viene ulteriormente specificata al punto 7.2.12 del documento. Si legge che “l’obiettivo principale della pianificazione speditiva è la salvaguardia della popolazione a rischio” e che avrà luogo “l’assistenza temporanea in strutture di accoglienza, ricettive e alloggiative ricadenti sul territorio regionale, qualora non disponibili soluzioni autonome”, con la previsione di un eventuale contributo di autonoma sistemazione.

OSSERVAZIONI – La contraddizione logica insita in questa pianificazione, figlia del decreto Campi Flegrei, consiste nel considerare il bradisismo un fenomeno capace di arrecare alla popolazione non solo danni, disagi e legittime preoccupazioni, come è ovvio, ma anche una generica impossibilità di convivere con il fenomeno stesso. Nonostante questo territorio sia abitato da almeno 3.000 anni, prima dell’arrivo degli antichi greci. Ci riferiamo – è sempre necessario precisarlo, per evitare strumentali obiezioni – al bradisismo “non eruttivo” che non presenta cioè segni premonitori di esplosione della caldera, ma si manifesta con scosse e sollevamenti, che esiste e che esisterà per sempre, percepibile da ogni generazione di puteolani e flegrei. Eppure è lo stesso documento di “pianificazione” che, basandosi su dati e valutazioni della comunità scientifica, ci dice che “l’attività sismica storica ha mostrato una magnitudo certamente non superiore a 5.0, molto verosimilmente prossima a 4.5” (pag. 15); che anche in occasione degli eventi più recenti di Mg 4.2 del 27 settembre 2023 e di Mg 4.0 del 2 ottobre 2023 “è stato evidenziato un valore delle accelerazioni molto contenuto” (pag. 22) e che “il 97% della sismicità registrata nell’ultima fase bradisismica ha una Mg inferiore a 1.0” (pag. 17). E’ lecito chiedersi, allora, quale fenomenologia potrà mai assumere il bradisismo in una fase non eruttiva al punto da mettere a rischio la vita della popolazione? A quali criticità infrastrutturali ci si riferisce per far venir meno le condizioni essenziali di vivibilità? Insomma, quando e come ci potremmo trovare nello “scenario 3”?

La questione, dunque, torna ad essere politica. Tutti i bei propositi sulla “resilienza” del territorio sono stati smentiti, per ora, dall’assenza di risorse economiche vere e di piani concreti per mettere in sicurezza case, scuole ed edifici pubblici, per adeguare gli attracchi del porto, per rinnovare le reti infrastrutturali dei servizi essenziali (idriche, elettriche, energetiche etc). Per rimuovere, insomma, quello scenario anche solamente teorico che prefigura una popolazione da allontanare in presenza di eventi sismici e di un lento sollevamento assolutamente non letali.

L’APPELLO – In tutto il documento, peraltro, l’eventuale “recrudescenza” del fenomeno bradisismico non è adeguatamente vincolata a parametri scientifici oggettivi. Si menzionano solo modelli di impatto realizzati dai Centri di Competenza (Ingv-Osservatorio Vesuviano, CNR e Centro studi PLINIVS) “prendendo a riferimento un valore di magnitudo o un intervallo di valori di magnitudo”. Sarebbe auspicabile che si sviluppi dal territorio un appello a tali Enti scientifici affinché questi ultimi, in continuità con la trasparenza avuta finora, illustrino alla comunità e all’opinione pubblica il contenuto di questi modelli di impatto. Fondamentali, infatti, sono il loro ruolo e le loro valutazioni tecnico-scientifiche, per evitare una discrezionalità totale da parte delle Istituzioni politiche che dovrebbero decidere se e quando la “zona ristretta” si trovi in uno degli scenari prefigurati, con tutto ciò che ne consegue. E sarebbe anche opportuno che a farsi promotrice di tali istanze sia ora innanzitutto l’amministrazione del Comune di Pozzuoli, visto che il tema di possibili azioni di chiusura, evacuazione e allontanamento (di un singolo palazzo o di interi quartieri) adesso riguarda solo questa città.

La stessa che ha già subito azioni simili nel suo recente passato. Nel 1970, quando il Rione Terra fu sgomberato con la forza dell’esercito in presenza di scosse dalla forza contenuta in Mg 2.0. E nel 1983/84, quando l’esodo assunse proporzioni almeno 10 volte superiori, con ventimila puteolani dell’intera città bassa che furono dislocati lungo il litorale domitio. Eventi che dimostrano quanto una cattiva gestione del bradisismo può fare più danni del bradisismo stesso. Eventi che secondo una condivisa memoria storica hanno radicalmente colpito il tessuto sociale e civile della comunità puteolana, correlati a scelte urbanistiche in alcuni casi discutibili, in altri scellerate, come la nascita di quartieri dormitorio e una serie di opere pubbliche commissariali progettate, finanziate e realizzate nei decenni successivi come vie di fuga, che tali non sono. Di tutto questo si fa menzione anche nel documento di pianificazione (pag. 6) … quasi come premessa a giustificare che qualcosa di simile in fondo possa anche ripetersi. L’approccio della comunità puteolana, invece, dovrebbe essere esattamente opposto, assumendo la storia come un monito contro nuove eventuali speculazioni, affinché resilienza e convivenza diventino obiettivi strategici del territorio, da perseguire subito, con le dovute risorse economiche, con i fatti. Prima che qualcuno pensi di giocare la carta di questo nuovo jolly, chiamato “pianificazione speditiva di emergenza”.

PER SAPERNE DI PIU’

Il testo del decreto n. 140 del 12 ott 2023 converito in legge (pdf)

Il documento integrale di “pianificazione speditiva di emergenza” (pdf)

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.