La prima ordinanza del nuovo anno, emessa dalla regione Campania il 5 gennaio scorso, riguarda la riapertura delle scuole, dopo le festività natalizie. I primi, e al momento gli unici, a varcare la soglia degli istituti scolastici, il prossimo 11 gennaio, saranno gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria. Confermata la didattica a distanza dal 7 al 17 gennaio per gli allievi delle altre classi (terza, quarta e quinta) e fino al 24 per gli studenti della scuola secondaria. “Restano consentite in presenza le attività destinate agli alunni con bisogni educativi speciali e/o con disabilità previa valutazione, da parte dell’istituto scolastico, delle specifiche condizioni di contesto e in ogni caso garantendo il collegamento on line con gli alunni della classe che fruiscano della didattica a distanza”, si legge nell’ordinanza. Nonostante sia previsto un ritorno graduale “in presenza” a scuola, come dichiarato dal Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ad oggi, non sono state ancora comunicate date certe. A partire dal 18 gennaio l’Unità di Crisi della Regione Campania valuterà, sulla base dell’andamento dei contagi da Covid19, la possibilità della ripresa delle attività didattiche in presenza per tutte le classi delle scuole elementari e dal 25 gennaio per le classi superiori.
IL NUOVO DECRETO NAZIONALE – Slitta, quindi, di qualche giorno l’apertura delle scuole in Campania, rispetto alla data indicata dal Governo nel nuovo decreto, approvato nella notte tra il 4 e 5 gennaio, che prevede la riapertura degli istituti scolastici dal 7 gennaio per gli alunni delle scuole elementari e medie, e dall’11 gennaio per il 50% degli studenti delle scuole superiori (il periodo dal 7 al 9 gennaio sarà coperto dalla DAD – didattica a distanza).
QUESTIONI IRRISOLTE – Dai termoscanner alle mascherine in aula, dai banchi monoposto allo screening sul personale scolastico, fino ai lavori per l’edilizia scolastica. Sembrava tutto pronto, a settembre, per la riapertura in sicurezza delle scuole, sospese a marzo per pandemia da Sars-Cov2, e per la quale sono stati stanziati oltre 6 miliardi di euro. Misure che avrebbero dovuto garantire, alle studentesse e agli studenti, il diritto allo studio ai tempi del coronavirus. Dopo la “falsa partenza” delle scuole lo scorso autunno dovuta all’incremento dei contagi (in Campania la ripresa delle attività didattiche in presenza è durata meno di un mese, dal 24 settembre al 16 ottobre), ad oggi nulla sembra essere cambiato. La didattica a distanza, al momento considerata unica alternativa per garantire l’istruzione, non è stata potenziata.
UN DANNO GENERAZIONALE – Sono 300 mila le studentesse e gli studenti senza dispositivi o connessione internet (secondo il Sole24ore), quindi impossibilitati a seguire le lezioni. Una ricerca condotta da Ipsos per “Save the children” sugli adolescenti tra 14 e 18 anni ha stimato in 34 mila gli studenti delle superiori che, a causa delle assenze prolungate, potrebbero trovarsi a rischio di abbandono scolastico. Mentre più di 1 ragazzo su 3 (35%) ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata. Continuano a mancare gli spazi per accogliere gli studenti, al fine di evitare assembramenti nelle aule e non è stato sciolto il nodo trasporto scolastico. Soltanto per citare alcune delle criticità che ancora persistono, come se la riapertura delle scuole, a gennaio come a settembre, fosse un evento improvviso e inaspettato. E mentre si consuma lo scontro tra Governo e Regioni sulla “questione scuola” senza dare risposte adeguate, continua a perpetrarsi un danno formativo, educativo e culturale a discapito di una intera generazione.
A cura di Vania Cuomo