Università: premiato il Sud, più fondi alla Federico II di Napoli

La Università degli studi di Napoli Federico II, culla di studi di tanti giovani campani e non solo, riceve un incremento dei fondi statali dedicati alla didattica grazie alla ripartizione basata sul merito scientifico. Si classifica così quarta, dopo Bologna, La Sapienza e Padova. Il decreto sulla ripartizione delle somme riguardanti il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) statale per il 2016, di circa 1.416.500.000 euro, emesso lo scorso 30 dicembre, ha riservato una positiva sorpresa per gli atenei campani e siciliani, mentre diverse università del nord, tra le quali quasi tutte le università lombarde, riducono il budget premiale conquistato nel 2015.

I CRITERI – Il merito è stato calcolato sulla base di quattro parametri di riferimento: valutazione della qualità della ricerca effettuata in termini di lavori e pubblicazioni di settore (parametro più importante, che incide per il 65%), analisi delle politiche di reclutamento dei docenti (calcolato per il 20%), mobilità degli studenti con specifico riferimento alla componente internazionale (7%), qualità della didattica in relazione alla quota di studenti regolarmente in corso (8%). Al primo posto si conferma l’Alma Mater di Bologna, con circa 100 milioni di premio, seguita da La Sapienza di Roma, con 92,5 milioni; entrambe risultano più meritevoli del 2015 incrementando i fondi di 5 milioni. La Federico II rappresenta, invece, l’ateneo con il maggiore incremento di quota premiale rispetto al 2015 (con 9,2 milioni di euro in più) per un totale di 65 milioni, seguita dalle università di Messina (più 7 milioni), di Torino e di nuovo di Napoli con la sua Seconda Università, che migliora rispetto al 2015 del 24%. Diversa la situazione nel nord Italia: in Lombardia tutti gli atenei, tranne Pavia, riducono il loro budget (la Statale perde 5 milioni di euro, Bergamo 1,2 milioni); diminuiscono i finanziamenti anche per le toscane Siena e Firenze. I cambiamenti nella classifica delle università sono anche legate alle modifiche nei criteri di valutazione, meno restrittivi nei punteggi delle pubblicazioni di settore e più aderenti alla realtà in relazione ad un punteggio combinato che si basa sull’impatto della rivista su cui l’articolo è stato pubblicato e sull’indicatore citazionale del singolo lavoro; adesso, per esempio, una ricerca non valutabile ha punteggio zero mentre prima aveva un punteggio negativo, una pubblicazione sotto la media prende un punteggio di 0,1 invece, secondo i criteri antecedenti, di zero, viceversa un buon risultato riceve un punteggio 0,7 mentre era in precedenza premiato con il voto massimo di 1.

Un segnale incoraggiante per il Sud, che rende giustizia alla cultura e alla preparazione del mondo universitario napoletano. C’è da augurarsi che gli stanziamenti ricevuti dalle università napoletane contribuiscano a rendere ancora migliore l’offerta didattica proposta, in una città nella quale lo studio è spesso l’unica prospettiva di impiego e di riscatto.

Scritto da Anna Emanuele Pareto


Classe 1985, puteolana, risiede nei Campi Flegrei. Medichessa, da sempre interessata alle problematiche del suo territorio.