Turismo culturale, il volontariato non può sostituire il lavoro

“Scusi ma la visita guidata si paga?” – “Sì, ma tu che lavoro fai nella vita?” – “Non è che ci sarebbe lo sconto famiglia?”: queste sono soltanto alcune delle domande che vengono continuamente poste ai professionisti del settore culturale. Domande alla base delle quali c’è una triste logica secondo cui il nostro settore non possa essere comparato a qualsiasi altro lavoro. Come se non ci fossimo formati per consentire al pubblico di fruire al meglio di un evento culturale. Una logica insopportabile che assimila la professione culturale a un mero hobby, un passatempo. Complice di questo modus operandi è senza dubbio l’errato messaggio che proviene da associazioni che basano tutta la loro fortuna sul volontariato, coinvolgendo spesso studenti o in generale personale non qualificato a costo zero. Complici anche le istituzioni che, a livello locale e nazionale, non fanno che alimentare quest’idea per la quale tutti possano fare cultura. Tanto basta la passione, no? Be’, no. Non basta la passione. Occuparsi di cultura a 360° implica anni di studio, e di esperienza sul campo, implica essere in grado di saper analizzare il territorio e attuare un adeguato piano di marketing e di fruizione. Cosa che di certo non può fare uno studente alle prime armi.

Allora, sono negative le Giornate promosse dal FAI – Fondo Ambiente Italiano? È negativo che vengano coinvolti gli studenti per avvicinarli al proprio patrimonio culturale? In linea generale non lo sarebbero. Ma se il volontariato finisce per sostituire un personale adeguato e competente, se da anni ormai non si mette in atto un serio piano di assunzioni, se le iniziative per avvicinare un maggior numero di persone ai siti culturali vengono utilizzate in modo improprio per rispondere alla carenza di risorse, allora sì, diventa fortemente controproducente. Nonché inopportuno e irrispettoso nei confronti di chi prende questo lavoro molto seriamente e si sente continuamente sminuito. Sono molte le associazioni che, a livello nazionale, stanno facendo sentire la propria voce. Come Mi Riconosci? un movimento nazionale che, dal 2015, punta a ottenere più dignità per il lavoro culturale e una riforma strutturale del sistema culturale italiano. Associazioni che provano ad invertire l’idea, esternata in passato da politici poco lungimiranti e ancora tanto diffusa, secondo cui “con la cultura non si mangia” e che lottano per vedere finalmente riconosciuti i diritti di chi, come tutti gli altri, non desidera altro che vedere ripagati i sacrifici di anni. Per tanto tempo ci si è girati dall’altra parte, ma non siamo più disposti ad essere invisibili.

Scritto da Martina Iacuaniello


Classe 1990. Vive tra Roma e Napoli, ed è da sempre appassionata di arte, letteratura e politiche culturali. Dopo aver conseguito la laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l'università Suor Orsola Benincasa di Napoli, è attualmente iscritta alla magistrale in Storia dell'arte alla Sapienza di Roma.