Rione Terra/ Il bando di gestione è più vicino, si lavori al bene del territorio

Nei giorni scorsi la Giunta comunale di Pozzuoli ha approvato una delibera (la n. 28 del 2021) sugli indirizzi per la “concessione di valorizzazione” del Rione Terra. Praticamente, vengono messe nero su bianco le linee guida per il bando di gestione di gran parte degli immobili dell’antica rocca, che a breve dovranno essere sottoposte alla discussione e al voto in consiglio comunale. E’ una buona notizia. O meglio, è la notizia che in tanti aspettavano da tempo e che colma un ritardo di circa 4 anni, considerando che il termine per la presentazione del bando, indicato in una precedente delibera di giunta, era il 28 febbraio 2017. Oggi, finalmente, si compie un altro passo verso la strada, piena di ostacoli e per nulla scontata, di individuare un soggetto imprenditoriale in grado di gestire e creare economia per quella parte di Rione Terra destinata alla funzione turistico-alberghiera. Alle condizioni, ovviamente, poste dal Comune di Pozzuoli, che resta proprietario dei palazzi ristrutturati o ancora da ristrutturare.

I DETTAGLI DELLA DELIBERA E DELLA POSSIBILE CONCESSIONE – La delibera distingue tra un “ambito A” ormai completato (composto dai lotti 2, 6b, 8a, 8b, 10, 12 a, 12b e 12c, in pratica il cuore del Rione alle spalle di Palazzo di Palazzo Migliaresi e nelle prossimità del Duomo) da mettere subito a gara pubblica, dagli “ambiti B” e “C”, da completarsi rispettivamente, secondo le nuove scadenze programmate, nel 2023 e nel 2025. Per un totale di 194 camere, 468 posti letto, 44 botteghe, 5 bar e 3 ristoranti. I numeri del solo Ambito A, invece, sono 84 camere, 185 posti letto, 15 botteghe, 2 bar e 1 ristorante. A tutto questo si aggiungono un Centro termale (lotto 14, ex Castello che affaccia sul mare) e un Centro congressi (palazzo all’angolo tra la darsena e via Cavour).

In un passaggio della delibera si legge che uno degli obiettivi è “evitare che i beni già recuperati (ambito A), diventino oggetto di degrado e di continui lavori di rifacimento e manutenzione a spese pubbliche”. Un proposito, questo, assolutamente condivisibile, affinché il Rione Terra non continui ad essere un cantiere permanente, dopo già circa 30 anni di lavori (e 51 dallo sgombero della popolazione civile). La durata della concessione è fissata in 18 anni, un tempo ritenuto congruo per consentire al concessionario un ritorno economico dopo l’investimento iniziale. Il canone di concessione da pagare alle casse comunali sarà quantificato con una valutazione ad opera dall’Agenzia del Demanio, tenuto conto dei diversi fattori di mercato. Conclusa la gara ad evidenza pubblica dell’Ambito A, il concessionario avrà una sorta di “diritto di opzione” per gli ulteriori ambiti B e C, da assegnare in un secondo momento. Più precisamente, tale soggetto privato potrà decidere di gestire tutto il patrimonio a destinazione alberghiera se farà propria la migliore offerta economica che dovesse risultare dalle altre 2 gare pubbliche.

La Giunta precisa alcune indicazioni da recepire nel bando: “garantire un’elevata qualità del concessionario, ma anche dei sub-concessionari, tenendo conto anche delle realtà locali ai fini della loro valorizzazione”; inserire “l’obbligo della manutenzione straordinaria a carico del concedente, che costituirà oggetto di specifica valutazione”; assicurare “il riconoscimento della forza lavoro, dei prodotti e del know-how locale”, con particolare riferimento alle “finalità di promozione del sito denominato Rione Terra”.

Chiariti i fatti, avanziamo alcune considerazioni. Innanzitutto sullo strumento della “concessione di valorizzazione” con il diritto del concessionario di utilizzare gli immobili per fini economici, che non va valutata in modo ideologico. Pur nel rispetto di tutte le posizioni che arricchiscono in questi giorni il dibattito, dentro e fuori gli organi istituzionali cittadini, riteniamo che la polemica sulla “gestione unica” sia forzata e che non centri la questione essenziale. Assumere la gestione del Rione Terra, nella sua parte destinata a funzioni commerciali ed alberghiere, significa incaricarsi anche degli oneri di manutenzione, custodia, vigilanza e promozione che difficilmente, nell’attuale scenario economico-sociale, possono ricadere su soggetti privati minori. Sfugge a chi scrive quale sarebbe il tessuto imprenditoriale locale in grado di creare un circuito economico virtuoso, strutturato, a media e a lunga scadenza. E’ legittimo avere dubbi in tal senso, considerando come il tessuto imprenditoriale locale (quello reale, non quello invocato in modo ipotetico) negli ultimi anni si è dimostrato carente alla prova dei fatti sul piano della solidità economica; un’imprenditoria (purtroppo) spesso caratterizzata, pur senza generalizzare, da chiusure delle attività nel giro di pochi mesi dopo l’inaugurazione e da difficoltà a pagare con continuità le retribuzioni dei propri dipendenti o finanche gli oneri di concessione per l’occupazione di suolo pubblico. Se il Rione Terra deve rappresentare una prospettiva occupazionale, tale ricaduta sociale va pretesa nei confronti di chi può dare precise garanzie in termini quantitativi e per il rispetto della normativa contrattuale del lavoro, con i diritti e i trattamenti economici previsti dalla legge. E’ nella stesura del bando, piuttosto, che va fatta enorme attenzione sui vincoli, sulle garanzie sociali e sulle modalità di sub-concessione, per evitare bolle speculative. La partita del lavoro, tra l’altro, non si gioca solo sulle assunzioni dirette nel circuito ricettivo ed alberghiero, ma anche sull’indotto della promozione e dei servizi turistici diffusi. L’obiettivo strategico resta quello di redistribuire reddito tra la comunità locale. Va incoraggiato un brand Rione Terra, dunque, e non una lottizzazione scoordinata di singole attività. Almeno questo dovrebbe essere il tentativo da fare oggi, in piena coerenza con i propositi emersi in più occasioni pubbliche negli anni 2014/2016, non solo da parte degli amministratori. Perché intanto gli anni passano e nuove generazioni continuano a emigrare e ad osservare quel potenziale patrimonio fermo, vuoto, con le gru a fare da contorno.

I TEMPI – Con riferimento ai tempi, la delibera posticipa ulteriormente le previsioni di fine lavori per l’intera rocca. E se per l’ambito B i lavori sono già stati finanziati, per quello C (la cui realizzazione è fissata al 2025) si legge che l’intervento di recupero è ancora da finanziare, ovviamente con soldi pubblici. A quanto pare, citando un’espressione colorita ma efficace, c’è ancora “un po’ di latte da mungere”, prima di vedere la chiusura del cantiere che fu aperto intorno al 1992. Ci auguriamo davvero che il Comune di Pozzuoli eserciti una funzione di controllo sulle tempistiche, senza il quale gli ulteriori bandi per gli Ambiti B e C rischiano di perdersi in un futuro remoto, con le potenzialità dei posti letto ridotte a meno della metà.

OLTRE LA DELIBERA, NON SOLO ALBERGHI E FUNZIONI COMMERCIALI – La delibera di Giunta definisce il centro congressi ed il centro termale “a completamento e a corredo degli edifici programmati con la funzione turistico-ricettiva” ed afferma che ciò “è di tutta evidenza”. In realtà, negli allegati agli atti precedenti il Castello (isola 14) e gli edifici 20c e 20b sono indicati con colori diversi dalle strutture ricettive. Inglobarli nell’area alberghiera in modo così esplicito è una scelta che, per quanto legittima, impone ora una ulteriore riflessione sulla presenza pubblica nel Rione Terra che verrà. Gli unici lotti che non sono citati nella delibera del 4 marzo 2021 sono il n. 3 (Palazzo Migliaresi), il n. 7 (Palazzo Di Fraia) e i nn. 22, 23 e 25, che affacciano su piazzetta 2 Marzo. Non è un caso, perché giustamente sono esclusi da ogni bando, immediato o più lontano nel tempo. Per questi spazi va sviluppato un ragionamento partecipato per deciderne la destinazione, in modo da assicurare alcuni “presidi civici”, di competenza diretta del Comune, con funzioni diverse da quelle commerciali. Palazzo Migliaresi, all’ingresso del Rione, ha accolto nel recente passato numerose manifestazioni e iniziative sociali e culturali, come presentazioni di libri e mostre fotografiche. L’adiacente Palazzo De Fraia dovrebbe diventare luogo da concordare con il Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Per gli edifici su piazzetta 2 Marzo, vicini al Centro Storico e a Piazza della Repubblica, la generica destinazione ipotizzata, al momento, è quella di “uffici”, ma non si hanno notizie su come ciò sarà concretamente declinato. E in più ci sono alcune Chiese sconsacrate. Esiste, dunque, la possibilità di discutere e di agire per non fare del Rione Terra un luogo raggiungibile solo per mangiare, bere e pernottare. Perché in tal caso sarebbe un errore controproducente, che renderebbe meno attrattivo l’ex borgo agli occhi di un visitatore e che contraddice l’obbiettivo – riportato ancora nell’ultima delibera – di “restituire alla città di Pozzuoli e alla fruizione collettiva un luogo di identità”. E’ bene che si lavori, pertanto, alle proposte più fattibili, da una casa della cultura e della memoria a spazi ad uso giovanile, artistico o professionale. Da realizzare subito, contestualmente al bando dell’ambito A, per riprendere quel processo di parziale riappropriazione dei luoghi iniziato negli anni scorsi anche con la riapertura del Cattedrale e del percorso archeologico sotterraneo.

Ed è proprio con riferimento a questi due luoghi, di immenso valore storico, che non si può sbagliare, pregiudicando la vocazione turistico-culturale. Restano aperte, infatti, alcune criticità venute alla luce ben prima dell’emergenza covid. La prima riguarda la fruizione del Tempio di Augusto-Duomo, limitata quasi esclusivamente alle celebrazioni religiose con l’impossibilità materiale di svolgere visite “laiche” a quel complesso, che, ricordiamolo, è stato ristrutturato con fondi pubblici e che rappresenta un gioiello con caratteristiche uniche nel panorama mondiale. La seconda è relativa al percorso archeologico, che sarà tre volte più esteso di quello conosciuto finora, e per il quale probabilmente vanno rivisti i termini della sua gestione, anche per favorirne una adeguata promozione, a beneficio di tutti gli operatori locali che lavorano nel settore turistico.

Al gestore (o 2/3 gestori) imprenditoriale privato della parte alberghiera, dunque, si affiancheranno comunque in futuro altri attori come il Comune, la Curia e chi dovrà occuparsi della parte archeologica. Ed è solo con una visione di insieme e nell’equilibrio di queste diverse funzioni e competenze, che si può vincere la sfida di mettere il Rione Terra “al servizio” di un interesse generale, a beneficio del territorio.

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.