Negli studi di Radio Siani ad Ercolano: una storia di impegno e sacrifici che dura da quattro anni

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FOTO DI PAOLO VISONE

Un ritratto di Paolo Borsellino alla parete di quella che un tempo era la camera da letto del boss Birra, capoclan di Ercolano, qualche locandina di Libera, simboli sparsi qua e là di un costante impegno civile che appaiono immediatamente alla vista, poi la sala di registrazione ben attrezzata, un’atmosfera rilassata ma che lascia trasparire la passione di chi ha portato alla nascita di questi luoghi e li cura ogni giorno per renderli funzionali e operativi, vincendo difficoltà e resistenze. Nulla potrebbe farci pensare che un tempo, lì dove ora vive Radio Siani ad Ercolano sorgeva l’abitazione di uno dei boss piu pericolosi della criminalità organizzata dell’area. Lì dove per anni si è deciso del destino di tante persone, insanguinando la città di Ercolano e disseminando terrore, adesso si respira aria di riscatto e rinascita attraverso quella che rappresenta una vera e propria missione per i giovani di Radio Siani.

La scelta di questo nome vuole essere un omaggio al giornalista Giancarlo Siani, ucciso all’età di 26 anni sotto casa sua perché divenuto ormai troppo scomodo per gli interessi dei clan e di una buona fetta di politica e imprenditoria collusa. La nostra Redazione l’Iniziativa ha fatto visita alla Radio nella giornata di venerdì 19 per conoscere da vicino una realtà della quale condividiamo progetti e impegno sociale, con la quale restare “in rete”, ed è stato in quest’occasione registrato anche un nostro intervento durante la trasmissione “Gli Incorreggibili” che andrà in onda il 17 gennaio dalle 19.00 alle 20.00 sul portale www.radiosiani.com. Radio Siani infatti vuole essere più di una radio della legalità, vuole proporsi come luogo di aggregazione e di confronto, assumendo la forma di catalizzatore sociale e culturale, ente promotore di progetti e idee, incontrando altre realtà culturalmente affini con cui fare rete.

“Eravamo giovani universitari, chi aveva particolari passioni artistico-musicali, chi stava finendo gli studi, quando ci siamo posti un interrogativo: andare via o restare e tentare di cambiare la realtà in cui vivevamo per migliorarla? Una realtà fatta di illegalità diffusa, di carenza di servizi sociali, di assenza di centri di aggregazione giovanile” racconta Giuseppe Scognamiglio, presidente della Cooperativa che è nata nel 2012 per dare alla radio una veste più istituzionale e per trasformare quello che era ormai dal 2009 un impegno giornaliero di volontariato in un vero e proprio lavoro. “Sono state tante le difficoltà pratiche e burocratiche di mettere su una radio” racconta Giuseppe “a partire dall’affidamento di un bene confiscato alla criminalità organizzata. Fu grazie all’ex sindaco Nino Daniele che ottenemmo la concessione di questo bene, un luogo certamente rischioso per riunirsi, visto che il clan Birra è sempre stato uno dei più violenti e sanguinari, ma noi abbiamo accolto la sfida con entusiasmo e determinazione, partendo da zero e arrivando oggi ad essere una realtà strutturata, conosciuta e un punto di riferimento sul territorio”

Giuseppe non tralascia nessuna delle difficoltà iniziali incontrate quando viene affidato loro un appartamento spoglio e depredato di tutto, finanche pericolante, accerchiati da un contesto sociale imprenditoriale in gran parte colluso. Decidono però di non mollare guidati dal loro fortissimo impegno civile e dal profondo legame con la propria terra. “Radio Siani ha anche un doppio valore simbolico” dichiara Giuseppe “da un lato il ricordo di Radio out, la radio siciliana indipendente di Peppino Impastato, ammazzato dalla mafia e dall’altro il riferimento in termini oppositivi a radio Ercolano, poi smantellata grazie all’operazione Reset2 del 2007, che si è scoperto essere una vera e propria radio della camorra da cui venivano lanciati messaggi in codice, criptati, agli appartenenti al clan” . Da qui l’idea di una web radio, avamposto di legalità. Un microfono aperto sul web, per tutte quelle voci che per troppo tempo sono state lasciate fuori dal coro, censurate, sovrastate, ignorate per sensibilizzare sui problemi che affliggono il territorio, per scardinare la cultura dell’arroganza, dell’indifferenza, dell’omertà.

Ogni esperienza di resistenza quotidiana sui territori ha un suo anniversario, una data di inizio nella quale ognuno può identificarsi, anche se si è unito al progetto nel corso del tempo. “Era il mese di novembre del 2009 quando molti esponenti del clan egemone stavano uscendo dal carcere per il fine pena e stavano riorganizzando le file del clan. Iniziarono cosi a chiedere il pizzo ai commercianti con metodi estorsivi, violenti. Tutto il mondo dell’imprenditoria locale era sotto il loro controllo, molti però iniziarono a ribellarsi e finanche a chiudere le proprie attività. Seguì così un’escalation di violenze, spari intimidazioni. Fu allora che decidemmo di organizzare una marcia anticamorra in 4 giorni, con le sole forze nostre, senza alcun sostegno istituzionale. Fu un segnale molto forte, piu di 1000 persone, tra semplici cittadini e commercianti, scesero in strada e quel giorno realizzammo in esterna la nostra prima diretta radiofonica. Era il 21 novembre 2009, giorno ufficiale della nascita della radio” racconta con fervore e partecipazione Giuseppe, visibilmente emozionato. “Da allora la nostra attività sul territorio è cresciuta, siamo usciti dalle quattro mura dell’edificio e abbiamo cominciato ad organizzare direttamente noi iniziative sul territorio, non solo appoggiandole esternamente. Fondamentale la forte relazione oltre che con Libera con l’associazione antiracket di Ercolano, per l’innesco di meccanismi virtuosi di rete che garantiscono sostegno e appoggio reciproco” .

Giuseppe oltre a ricordare i traguardi raggiunti fino ad oggi, al quarto anno di esistenza di radio Siani non nasconde i momenti di criticità incontrati a partire da qualche segnale di avvertimento da parte della famiglia del boss Birra fino a tutte le lungaggini burocratiche che comporta in Italia l’affidamento di un bene confiscato alla criminalità organizzata, reso possibile dalle legge n.109/96. “E’ una vergogna che in Italia siano circa 2.000 i beni confiscati e una percentuale irrisoria sia stata effettivamente destinata ad uso sociale” chiosa Giuseppe con rammarico, ribadendo la necessità di snellire i tempi burocratici che rallentano il processo di riappropriazione da parte della collettività. E di questo, purtroppo, ne sono dimostrazione anche i Campi Flegrei.

Scritto da Valentina Soria


Mi chiamo Valentina Soria, sono giornalista pubblicista, laureata alla magistrale in Comunicazione Pubblica e d’Impresa. Mi interesso di comunicazione a 360°, dal giornalismo al copy writing alla cura di uffici stampa. Amo la mia terra flegrea e credo nell’importanza di dare “voce” alle piccole e grandi criticità del territorio con coraggio ed onestà.