L’ex Convitto Monachelle di Arco Felice è in vendita? Il Comune di Napoli parli chiaro

L’annuncio è di qualche giorno fa. L’ex Convitto delle Monachelle, struttura di proprietà del Comune di Napoli ma che si trova a Pozzuoli ad Arco Felice, fa parte della lista dei primi 13 beni pubblici che l’amministrazione De Magistris ha deciso di mettere all’asta, nell’ambito del difficile tentativo di ripianare il deficit delle casse comunali.

L’assessore al Patrimonio di Napoli Ciro Borriello ha dichiarato in quell’occasione alla stampa che “si parte finalmente con un piano di dismissione strategico”, mentre per l’amministratore unico di Napoli Servizi Andrea de Giacomo “la corretta gestione del patrimonio immobiliare comunale è la madre di tutte le battaglie, per far sì che la città si rialzi. Grazie al lavoro di tutti i nostri dipendenti, abbiamo compiuto un grande salto di qualità nella gestione del patrimonio”. A dimostrare che si fa sul serio, almeno nelle intenzioni, è stata annunciata anche la modalità di vendita, facilitata da una convenzione sottoscritta dal Comune di Napoli con il Consiglio Notarile distrettuale di Napoli, Torre Annunziata e Nola, per cui le aste si svolgeranno tramite la piattaforma web RAN del Consiglio Nazionale del Notariato. Sono previste una prima asta bandita al prezzo stimato dalla Borsa Immobiliare di Napoli; una seconda asta, in caso di mancata aggiudicazione in prima istanza, con una riduzione del 10%; e, in caso di ulteriore insuccesso, una valutazione delle proposte secondo il regime della trattativa privata.

Il Comune di Napoli, lo ricordiamo, si trova in una condizione economica disastrosa, che viene sì da lontano, ma rispetto alla quale in questi anni non si è registrata alcuna significativa inversione di tendenza. Il debito presunto al 31 dicembre 2017 sarebbe stimato sul miliardo e 690 milioni di euro. Solo la norma cosiddetta “salva Napoli”, inserita dall’ultimo Parlamento nella legge di stabilità, ha consentito al capoluogo campano, oggi in fase di “pre-dissesto”, di chiedere di spalmare il risanamento del debito con un piano di rientro di 15 anni, nel 2032. Lo scorso 7 marzo, tuttavia, c’è stato un ulteriore colpo inflitto dalla Corte dei Conti, secondo cui il Comune ha sforato il Patto di stabilità nel 2016, non avendo inserito nel bilancio i 100 milioni del debito con il Cr8 risalente al commissariamento post terremoto del 1981. Ma in ogni caso, il piano di dismissione era già stato programmato e annunciato prima di questa decisione dei giudici contabili, sicuramente paradossale dal punto di vista storico-politico.

E pensare che proprio il Sindaco della città Metropolitana di Napoli Luigi De Magistris, appena il 25 febbraio, in un incontro tenuto presso un locale pubblico di Pozzuoli, aveva annunciato per l’ex Convitto Monachelle “lo stesso percorso dei 15 beni comuni di Napoli”, ovvero per quelli affidati con delibera in modo diretto a movimenti, collettivi, comitati di cittadini, ex centri sociali che avevano precedentemente occupato quegli edifici, secondo un’impostazione di “tutela dal basso”, ritenuta però discutibile dalla stessa Corte dei Conti. A partire dal 25 aprile 2017, infatti, la struttura di Arco Felice (lasciata per anni in una condizione di degrado e di abbandono) è stata “liberata” dall’omonimo “Comitato ex Convitto Monachelle”, che si è fatto promotore di iniziative sociali e ha avviato percorsi di confronto e interlocuzione su temi come la creazione di una mobilità ciclabile alternativa lungo la costa con le amministrazioni locali, compresa quella puteolana, seppur con alti e bassi nella inevitabile dialettica politica. Da sottolineare, inoltre, che il bene si trova in un luogo strategico rispetto all’idea complessiva di sviluppo del territorio. Praticamente sul mare, adiacente a quel che resta dell’area industriale da un lato, e a uno dei pochi pezzi di spiaggia libera dall’altro. Qualsiasi decisione venga presa dal Comune di Napoli – e qualunque destinazione venga data da un eventuale acquirente privato – le conseguenze dirette, positive o negative, ricadono solo ed esclusivamente sulla comunità di Pozzuoli.

Ora sul complesso ex Moncahelle le cose sono tre. O c’è un problema di comunicabilità interna nell’amministrazione di De Magistris; o il sindaco di Napoli si è lanciato in passato in una delle classiche “fuga in avanti”, assai discutibile per chi ha responsabilità di governo; o nei prossimi giorni potrebbe esserci un passo indietro sull’inserimento della struttura nella lista dei beni da vendere, nonostante il disastroso quadro economico dell’Ente.

Una condizione di incertezza che ha indotto lo stesso Comitato a scrivere nella serata di domenica 11 marzo sul proprio blog: “la situazione sulla svendita del patrimonio non sembra essere cambiata nel corso degli ultimi mesi, se non che adesso le aste verranno tenute online, per velocizzare i processi di dismissione di quegli immobili per cui sia pronta la procedura. (…) Bisogna ancora darsi da fare perché questa realtà (quella del Comitato) non venga spazzata via. Per questo motivo mercoledì saremo a Palazzo San Giacomo: dentro a discutere, fuori con i nostri striscioni, per portare solidarietà in una situazione dove siamo tutti vittime.”

Scritto da Dario Chiocca


Classe '78, è tra i fondatori de L'Iniziativa, di cui è presidente. Puteolano, è cresciuto nel quartiere di Monterusciello, dove risiede. Laureato in Giurisprudenza, impegnato da sempre sulle questioni sociali, anche nei movimenti studenteschi e nelle organizzazioni sindacali, dal 2010 è avvocato presso il Foro di Napoli e svolge la sua attività professionale nel campo nel diritto civile e del lavoro. In ambito di normativa del lavoro, si occupa inoltre di formazione.