La lunga marcia contro la violenza, i dati nei Campi Flegrei di “Spazio Donna”

Un anno dopo la sua attivazione, i promotori dello sportello Spazio Donna istituito dai Comuni di Pozzuoli, Monte di Procida e Bacoli per accogliere e sostenere donne vittime di violenza, hanno presentato un bilancio dei risultati ottenuti in questo periodo. Dati significativi, che chiariscono un fenomeno complesso, analizzandone molteplici aspetti. Durante l’incontro pubblico tenutosi a Palazzo Migliaresi venerdì 6 ottobre è emerso che il 90% delle violenze subite dalle donne recatesi allo sportello sono di carattere psicologico, il 77 % di tipo fisico. Questa prima differenza ci mostra che nella maggior parte dei casi a essere violati sono mente e spirito, prima che il corpo; la violenza fisica quindi sembrerebbe quasi costantemente legata a una situazione di forte disagio psicologico e emotivo.

UN FENOMENO DIFFUSO E TRASVERSALE – Altro dato rilevante riguarda il titolo di studio: ben il 13% delle donne assistite dallo sportello è in possesso di una laurea. Una percentuale alta rispetto alle aspettative comuni, che insieme alla percentuale di donne con diploma di scuola superiore (il 38%) sfata il mito secondo cui la violenza è principalmente circoscritta alla parte meno istruita della popolazione. In altre parole, il fenomeno della violenza sulle donne è radicato in tutti gli strati della nostra società, indipendentemente dal grado di istruzione.

Ad attirare l’attenzione, portando a profonde riflessioni da parte dei presenti, sono stati i dati sul tipo di occupazione. Da questi è emerso che il 38% di queste donne è disoccupato. Questa cifra risponde a una domanda piuttosto frequente: perché spesso le vittime fanno fatica a denunciare? Ebbene, il motivo in molti casi è di origine economica: le donne non denunciano perché non hanno un lavoro e pertanto non sono economicamente indipendenti, ciò le rende fragili, insicure, spaventate da un futuro buio e incerto.

COME INTERVENIRE – A questo punto, è doveroso interrogarsi: come contrastare questo fenomeno dilagante e distruttivo? Come aiutare queste donne a recuperare sé stesse e la propria dignità? Si è discusso molto a riguardo, fino a individuare due principali soluzioni: sensibilizzazione e occupazione. Parole ripetute durante tutto l’incontro, concetti essenziali dai quali partire per una riconfigurazione della società indirizzata verso la parità dei sessi. Sensibilizzare significa innanzitutto informare, non si può guarire un male di cui non si conosce la reale entità, per questo è indispensabile che ogni singolo cittadino, dal più giovane al più adulto, sia esattamente consapevole della gravità della violenza in tutte le sue forme. Bisogna educare al rispetto dell’altro e dell’altra, per decostruire l’immagine sbagliata e pericolosa della donna come subalterna, essere inferiore e pertanto meritevole di violenza, di dominazione. Per farlo la proposta è di cominciare dalla scuola, istituzione incaricata di formare i cittadini. Ma la formazione, oltre alle conoscenze accademiche, dovrebbe puntare all’insegnamento dei diritti fondamentali degli esseri umani, qualsiasi sia il loro sesso, la loro razza o religione. La prospettiva da adottare è dunque quella di aumentare incontri e iniziative che coinvolgano i più piccoli, per poi arrivare indirettamente alle famiglie, responsabili indiscusse del destino degli individui di domani.

L’altra parola chiave è occupazione. È necessario creare occupazione per permettere al maggior numero possibile di donne – si spera, un giorno, a tutte – di raggiungere un’autonomia economica. Come farlo? Attraverso una progettualità costituita da corsi di formazione e specializzazione, orientamento, stage lavorativi, insomma l’obiettivo è quello di poter non solo accogliere e supportare le donne vittime di violenza del nostro territorio, ma anche e soprattutto di poterle inserire nel mondo del lavoro.

Tutto ciò è stato riassunto venerdì 6 ottobre grazie a un altro concetto fondamentale: quello di rete, che diventa sinonimo di solidarietà e cooperazione. La nostra realtà cittadina e regionale, da comune a comune, da ente a ente, da istituzione a istituzione deve essere interamente interconnessa per operare in maniera efficiente e concreta sul territorio campano. Comuni, forze dell’ordine, distretti sanitari, associazioni, scuole, cittadini, ognuno deve fare la sua parte erogando un numero di servizi e aiuti proporzionale alla quantità di richieste di aiuto.

UNA SFIDA CULTURALE – Lo sportello Spazio Donna ha svolto nel suo primo anno di vita un ruolo essenziale nella lotta per il debellamento della violenza domestica, aiutando centinaia di donne che altrimenti avrebbero continuato a sentirsi sole e abbandonate da una società spesso incapace di riconoscere l’invivibilità della loro condizione. Questo però è solo l’inizio, un primo passo verso una condizione di vivibilità uguale per tutte le cittadine e i cittadini non solo di Pozzuoli, Bacoli e Monte di Procida, ma dell’intera nazione. È solo partendo dalle realtà locali che possiamo contrastare un fenomeno ormai diffuso a scala nazionale e mondiale. Viviamo purtroppo in un mondo intriso di maschilismo, dove la parità di genere resta ancora – per quanto si cerchi di negarlo – un traguardo lontano.

Il percorso da intraprendere è quello verso una realtà al momento idealizzata e utopica, ma che deve diventare possibile e realizzabile, grazie a un intervento quotidiano e costante. Una realtà in cui una donna possa sostenere l’affitto di una casa senza dipendere dalla prepotenza e dalla tasca di nessuno. Una realtà in cui una donna sia in grado di pagare per sé quando va a cena fuori. Una realtà dove le donne possano camminare di notte da sole in strade poco trafficate senza il terrore di essere stuprate; una realtà dove possano sentirsi libere di indossare una minigonna senza essere etichettate come “donne facili”. Una realtà in cui accettare un drink in discoteca o un passaggio da un conoscente non significhi dargli il permesso di usufruire del proprio corpo. Una realtà in cui la gravità della violenza non venga classificata in base alla nazionalità dell’aggressore, perché essa è un abominio in ogni caso, non importa da dove provenga l’individuo che l’ha perpetrata. Una realtà dove le donne non debbano mai aver paura di esprimere la propria opinione, dove possano lasciare un uomo se non lo amano o se non le rispetta senza tem1ere che questo le uccida o incendi loro la casa, o il volto. Una realtà in cui vivere, invece di sopravvivere.

Una realtà in cui lo spazio dedicato alla donna diventi grande quanto è grande lo Spazio Mondo.

Scritto da Rossella Mormile


Classe 1993, è tra gli ultimi arrivati de l’Iniziativa. Vive da sempre a Bacoli. Appassionata di teatro, letteratura e serie tv, dopo aver studiato a Parigi per alcuni mesi si è da poco laureata in lingue alla Federico II ed è iscritta alla magistrale di Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea all’Orientale