La cantante Noa incontra i cittadini di Pozzuoli per parlare di pace

Si è tenuto ieri, venerdì 30 luglio, l’incontro con la cantante israeliana Noa, nella suggestiva rocca del Rione Terra di Pozzuoli. A moderare l’incontro il giornalista Jacopo di Bonito, in collaborazione con Salvo Di Lorenzo e Alessandro Guardascione.

Ad aprire il dibattito l’Assessore al Turismo e alla Cultura Stefania De Fraia, che ha fortemente lavorato e voluto Noa qui a Pozzuoli e che, in occasione del suo concerto di stasera, ha ricordato il programma della rassegna estiva “#pozzuoliècasamia”: un ciclo di concerti, walking-tour, intrattenimento e spettacoli cinematografici ( a questo link il PROGRAMMA COMPLETO: https://bit.ly/3rL5Bga).

Noa, cittadina italiana onoraria dal 2000, ha espresso il suo profondo legame con il nostro paese, col quale condivide i valori di pace, amicizia e fratellanza. Ha sottolineato il suo grande amore per il sud Italia in generale e, soprattutto, per Napoli. A questa ha dedicato un intero album il cui titolo è un connubio con l’antica denominazione della città e il suo nome: Noapolis, contenente quattordici canzoni che ripropongono i classici della musica napoletana.

L’amore per il capoluogo partenopeo ha mosso i suoi primi passi a New York, dove la cantante attualmente vive, proprio grazie all’incontro con vicini di casa napoletani.

Amo molto quel tipo di umore che è nato dalla sofferenza – ha detto – il sorriso sotto al quale si nasconde la pena. Vedo molta similitudine con gli ebrei, siamo entrambi un popolo di migranti.

La cantante ha raccontato della sua esperienza durante la pandemia, di quanto timore abbia provato per i suoi cari e per il mondo. Ma, al contempo, anche il piacere di poter stare a casa per un po’, senza dover controllare l’agenda, e immersa nella natura. Il richiamo della musica, però, che l’ha scelta per servirla e glorificarla – ha detto – è stato forte. Così ha organizzato concerti in streaming, il primo proprio per Bergamo, fortemente colpita dalla pandemia. Ha registrato un nuovo progetto, “Afterallogy”, che presenterà stasera con due artisti di grande fama che l’hanno accompagnata: Gil Dor e Ruslan Sirota.

Da sempre impegnata nel sociale, e ambasciatrice di pace espressa nei testi delle sue canzoni, inevitabili sono state le domande sul conflitto israeliano – palestinese.

“Il mio messaggio è sempre stato lo stesso, prima, durante e dopo la guerra: noi dobbiamo dedicare del tempo per lavorare per la pace – ha risposto. Questo lavoro è terribile, è duro, ma è il lavoro più importante che c’è. Anche quando la situazione è disperata, perché se lasciamo perdere l’alternativa è terribile. Ogni piccola cosa può cambiare la situazione, e le persone che hanno maggiore visibilità dovrebbero dedicare un po’ del loro tempo per parlarne. Quando c’è violenza vuol dire che è già troppo tardi, abbiamo fallito. Ma dobbiamo ricominciare di nuovo, ancora, e ancora.”

L’occupazione deve finire – ha risposto a chi le ha chiesto cosa significasse “pace”. Senza la libertà la vita non è vita, e non posso vivere bene se so che il mio vicino, i miei fratelli (palestinesi) non stanno bene. Anche dall’altra c’è chi la pensa come noi, perciò lavoriamo tutti insieme sapendo quale sia l’obiettivo.

Sul suo grande operato, in cui ha sempre unito arte e impegno politico, ha concluso citando Bernstein: “La musica non può cambiare il mondo ma può cambiare la gente, e la gente può cambiare il mondo.

Alla domanda dell’Ass. De Fraia su cosa poter dire ai giovani, in questo momento di grande difficoltà e disuguaglianze, la cantante ha prontamente risposto con un’altra celebre frase, stavolta di Shimon Peres: – È sempre meglio essere ottimisti. Perché per ottimisti e pessimisti la morte è uguale, ma la vita è diversa. La pandemia è stato un momento di grande riflessione – ha aggiunto. Un momento che ci ha permesso di realizzare che quello di cui abbiamo davvero bisogno, non sono cose che possiamo comprare. Abbiamo bisogno di solidarietà, delle persone. Abbiamo bisogno di un governo che si prenda cura di noi. Cosa avremmo fatto durante la pandemia senza un sistema sanitario, senza i medici? Loro sono eroi. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro.”

Abbiamo bisogno di più Noa nel mondo, sento di aggiungere. Di credere che ognuno di noi possa dare il proprio contributo, seppur piccolo, per migliorare il mondo nel quale viviamo. E bisogna provare a farlo con ottimismo perché “Life is beautiful that way”.

Scritto da Martina Iacuaniello


Classe 1990. Vive tra Roma e Napoli, ed è da sempre appassionata di arte, letteratura e politiche culturali. Dopo aver conseguito la laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l'università Suor Orsola Benincasa di Napoli, è attualmente iscritta alla magistrale in Storia dell'arte alla Sapienza di Roma.