In visita al depuratore di Cuma-Licola: il lavoro, i progressi e le criticità dell’impianto

La trasparenza non è necessariamente sintomo di purezza, ma a giudicare dal colore dell’acqua sversata è difficile immaginare che l’impianto di Depurazione di Cuma possa essere la causa dell’inquinamento del mare flegreo. A confermarlo sono anche i dati forniti dal direttore Maurizio Marchetti mentre guida una delegazione dell’associazione L’Iniziativa alla scoperta del depuratore, nel corso di un sopralluogo. L’acqua che confluisce in mare è depurata fra l’80 e il 90%, perfettamente in linea con i limiti di legge. L’impatto visivo rende l’idea di un impianto ormai vecchio, ma funzionante. La nuova gestione di carattere pubblico ha impresso un cambio di passo alle attività del depuratore. Con piccoli interventi la SMA Campania, subentrata dopo il fallimento della Hidrogest Spa, ha regolarizzato l’intero ciclo di depurazione in attesa del realizzarsi di importanti interventi di ammodernamento. Un’azione che si accompagna ad un’apertura alla collettività, come testimoniano le visite di scolaresche, associazioni e gruppi di cittadini.

PROGRESSI E CRITICITA’ – L’acqua che finisce in mare è quindi dovutamente depurata, ma resta l’annoso problema del cattivo odore emanato nelle aree circostanti, con particolare disagio per i cittadini di Via Reginelle e di alcune aree di Monterusciello più esposte ai venti. Un primo intervento che ha mitigato il disagio è stato effettuato pochi anni fa nella galleria di arrivo liquami, dove confluiscono le acque nere di Napoli e di altri nove comuni. L’area interna, infatti, non viene più semplicemente espulsa all’esterno, ma viene convogliata e trattata per eliminare i cattivi odori. Per risolvere del tutto il problema sarebbe necessaria la copertura delle vasche di sedimentazione primaria, quelle in cui i liquidi, ancora all’inizio del processo depurativo, emanano cattivo odore. Si tratta di un intervento più volte annunciato, ma attualmente non in agenda. Per questo la SMA Campania sta valutando soluzioni alternative e meno dispendiose come un sistema di nebulizzazione a bordo vasca che limiterebbe il propagarsi del cattivo odore. Altro intervento strategico, ma al momento non previsto, è l’interramento del canale di uscita in mare con la conseguente eliminazione dell’attuale foce posta in corrispondenza dell’ex collettore borbonico. A prescindere dal livello di depurazione delle acque rilasciate in mare, che resta il principale depuratore naturale delle acque, uno sversamento lungo la riva costituisce un inevitabile freno allo sviluppo turistico e naturalistico di un territorio dalle grandi potenzialità.

I NUOVI INTERVENTI, PREVISTI O NECESSARI – Interramento della foce e copertura delle vasche, quindi, costituiscono due opere strategiche capaci di rendere il depuratore pienamente compatibile con qualsiasi attività umana. Al momento questi interventi non sono in programma nonostante le sollecitazioni del comune di Pozzuoli e della stessa SMA Campania. Altri importanti lavori, però, dovrebbero presto investire l’impianto. Si tratta di opere di adeguamento già finanziate con fondi europei per circa 90 milioni di euro da spendere entro il 2020. Questi interventi dovrebbero migliorare ulteriormente il livello di depurazione delle acque che defluiscono. in mare, con l’adozione di filtri a sabbia che renderebbero superfluo l’inserimento del cloro nel canale d’uscita. Allo stesso tempo i fanghi prodotti dal ciclo depurativo invece di finire in discarica alimenterebbero una piccola centrale capace di produrre biogas, a sua volta utilizzato per sopperire al fabbisogno energetico dell’impianto di depurazione.

INQUINAMENTO DEL MARE, LE ORIGINI E I COLPEVOLI – Si fa bene, si farà meglio, si dovrebbe fare ancora meglio. Questa insomma la sintesi sull’operato del depuratore di Cuma. Messi da parte i cattivi odori, però, resta una domanda. Chi inquina il mare del litorale flegreo-domizio? I principali imputati sono i tre canali che sversano lungo il litorale (Canale Abruzzese, Alveo Camaldoli e Canale di Quarto). Canali dove senza controllo si verificano scarichi abusivi urbani ed industriali oltre alla gran quantità di rifiuti che, giunti in mare, vengono riportati a riva dalle maree. Un’azione in questo senso si presenta molto complessa e coinvolge una pluralità di enti pubblici non facili da coordinare. Le promesse, tante, anche in questo caso non hanno avuto seguito. La SMA Campania, però, si dice pronta a fare la sua parte, alla luce di una mission aziendale più ampia che attiene al risanamento ambientale, al monitoraggio e al riassetto idrogeologico del territorio. In attesa che l’impegno si concretizzi tutti i cittadini possono fare la propria parte utilizzando l’app creata dalla società attraverso cui è possibile segnalare, fra l’altro, sversamenti abusivi.

Scritto da Mirco Maestrini


Mirco Maestrini, nato nel 1987 e da sempre cittadino puteolano. Giornalista pubblicista, laureato in Scienze della Comunicazione, dal 2012 collaboro con la redazione de “L’Iniziativa - Voce Flegrea”.