Editoriale / Giusto lo sgombero di Piazza De Curtis, ora subito la riqualificazione

14459897_10209223757864734_709538933_nLo sgombero avvenuto martedì 20 in Piazza de Curtis di Monterusciello, occupata abusivamente da diversi nuclei familiari senza alcun titolo, impone da parte di tutti una presa di posizione chiara e una riflessione di insieme. I locali pubblici erano stati trasformati in alloggi privati e in un caso specifico addirittura in un’officina di riparazione di marmitte. Lo sgombero – su ordine dell’Autorità giudiziaria e definito dal Sindaco di Pozzuoli Figliolia “un atto di tutela nei confronti di chi, con sacrificio, vive nel rispetto delle regole pagando tasse e utenze” – è avvenuto dopo circa 8 anni di occupazione abusiva.

Non si tratta di un caso isolato, sono molti a Pozzuoli gli alloggi abusivi in strutture pubbliche, soprattutto nei quartieri di Monterusciello e Toiano. In molti casi le aree trasformate in abitazioni sono ricavate da garage o pertinenze; in altri, da locali che dovrebbero essere adibiti alla pubblica fruizione popolare. Ed è soprattutto in queste circostanze, come nel caso di Piazza De Curtis, che l’occupazione si caratterizza come atto di abuso ai danni della collettività, una prepotenza verso gli altri, ragion per cui l’azione di sgombero da parte delle Forze dell’Ordine deve essere sostenuta “senza se e senza ma”. Il disagio sociale di chi ha difficoltà a trovare una casa può essere compreso, ma non giustifica la negazione agli altri di uno spazio pubblico. Il caso “De Curtis” è emblematico: una piazza che a partire dagli anni ’90 ha visto tentativi episodici di feste e di eventi, oltre alla nascita di un centro comunale con finalità sociali. Poi, intorno al 2008, con il silenzio complice istituzionale e politico, l’area è diventata nei fatti un luogo privato, precluso agli altri e precluso a ogni ipotesi di riutilizzo.

Il punto è proprio questo: il riutilizzo, la restituzione al popolo. Il ripristino della legalità va bene, ma la vera sfida ora è la riqualificazione, senza la quale è facile prevedere che quegli spazi saranno condannati al degrado o ad una nuova occupazione abusiva. Attività sociali o ricreative, formative o anche economiche, qualsiasi ipotesi può andar bene, purché si agisca presto e lo si faccia nell’ambito di un progetto più ampio per Monterusciello. La scelta dell’amministrazione comunale di favorire nel quartiere l’insediamento di attività economiche private probabilmente darà i suoi primi frutti tra qualche anno, con la realizzazione tangibile di centri commerciali, del polo artigianale e di campi sportivi. Ma accanto a questo va recuperata anche una riqualificazione di spazi pubblici e gratuiti, come le piazze, la pista ciclabile e altre aree che ad oggi sono “non-luoghi”.

Ulteriore considerazione riguarda la battaglia per la legalità, che per essere credibile deve coinvolgere ogni aspetto critico legato agli alloggi popolari, sebbene non direttamente legato a quanto accaduto in Piazza De Curtis in questi giorni e in questi anni.

Innanzitutto, vanno definiti con certezza e con un’assunzione di responsabilità a livello regionale, chi sono i legittimi assegnatari delle case popolari, anche alla luce delle diverse sanatorie intervenute nel corso degli anni. Si tratta di una condizione preliminare per qualsiasi, pur difficilissima, ipotesi di soluzione per l’emergenza strutturale dei “lotti”; soluzione che non può essere lasciata al solo orizzonte amministrativo comunale. In secondo luogo, va considerato che a Pozzuoli, in tema di edilizia popolare, nuove ferite si sommano alle precedenti. Basti pensare alla triste vicenda degli 80 alloggi di Monterusciello, i cui lavori sono fermi al palo dopo diverse interdittive antimafia nei confronti delle società di costruzione vincitrici di appalto e altalenanti vicende di giustizia amministrativa. Oggi, in assenza di un assessorato con delega ai lavori pubblici e con decine di nuclei familiari che vivono ancora nei containers in alcune zone della città (Arco Felice e Licola Mare), sarebbe opportuno fare chiarezza e capire se sono allo studio soluzioni programmatiche, con quali tempi e con quali fondi.

Ancora una volta, l’alternativa è tra immobilismo e prospettiva. Se determinate condizioni di lassismo e di abuso non possono essere più tollerate, il rispetto delle regole non deve esaurirsi in azioni isolate, ma aprire la strada ad interventi concreti di recupero, a beneficio di tutti.

Scritto da Martina Brusco


Nata a Napoli nel 1996, residente a Pozzuoli. Studentessa di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale. Entra a far parte dell’associazione e testata giornalistica “L’Iniziativa – Voce Flegrea” nel 2014, con il desiderio di coniugare la passione per il giornalismo e la politica all'impegno sociale sul territorio.