Anticipata in conferenza stampa qualche sera fa dal Ministro per la Protezione Civile Musumeci e confermata oggi dopo l’incontro con i sindaci di Pozzuoli, Bacoli e Napoli, la linea del governo è questa: qualche risorsa in più per le infrastrutture e gli edifici pubblici; contributi al patrimonio immobiliare privato, ma solo per le prime case ad alto rischio sismico; incentivi per le famiglie che andranno via dalle aree rosse. Le somme, secondo le ipotesi circolate (500 milioni di euro), sono poche e, soprattutto, non è chiara la loro ripartizione sulle diverse priorità. L’obiettivo dei massimi livelli istituzionali, peraltro dichiarato, è ridimensionare la presenza delle comunità locali nei Campi Flegrei. Anche dopo, quando tutti speriamo che il fenomeno bradisismico, di cui è impossibile prevedere l’evoluzione, tornerà a calmarsi. In questo scenario, i primi inevitabili sgomberi selettivi dopo i controlli dei tecnici (secondo dati di oggi, 58 fabbricati) e le sistemazioni degli sfollati verso gli alberghi fanno ancora più male. Prima di tutto a queste famiglie (già quasi un centinaio), alle quali va tutta la vicinanza e il sostegno possibile, che non sanno come e a quali condizioni potranno rientrare nelle loro abitazioni, nelle quali saranno staccate anche le utenze. Poi a tutta la comunità flegrea, perché senza una concreta prospettiva di recupero e di rinascita, nella migliore delle ipotesi sarà gestita l’emergenza, fatta di tende, brandine e camere d’albergo, mentre il territorio muore. Velocizzare i controlli, evitare rischi alla popolazione e garantire una sistemazione a chi è stato allontanato è un dovere dello Stato. Allo stato attuale, però, gioire per l’interlocuzione istituzionale e per qualche apertura nel confronto non basta. I sindaci devono insistere nelle richieste idonee per la messa in sicurezza totale dei quartieri più colpiti, che sono fatti di persone, residenze, attività commerciali, scuole, uffici, presidi sanitari, siti culturali, identità. E, dunque, per la sopravvivenza sociale ed economica dei Campi Flegrei. Se gli incontri a Roma non sono sufficienti, da soli, a raggiungere questo risultato, diventano allora auspicabili e necessari anche il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini, per rafforzare tali rivendicazioni.