Bradisismo a Pozzuoli: se lo conosci, non lo temi

E’ da tempi tempi storicamente recenti che i puteolani passeggiano con sospetto attorno l’area del Tempio di Serapide (Macellum), controllando il livello dell’acqua al suo interno; quello, almeno fino agli ultimi decenni, era un chiaro indicatore dei movimenti della superficie terrestre, che a volte sale ed altre scende, a causa del bradisismo. Ma che cos’è il bradisismo? Il fenomeno, di solito associato alle zone vulcaniche, consiste nell’innalzamento o nell’abbassamento del livello del suolo in modo relativamente veloce. Se questa velocità aumenta in modo progressivo, i rischi sono alti: da qui la paura di chi ha già conosciuto le sue conseguenze il 5 settembre 1983, quando una delle scosse – che in quel periodo arrivarono anche a una media di cinquecento al giorno – raggiunse il quinto grado della scala Richter. Oltre ad essere un fenomeno molto ricorrente e spesso impercettibile, oggi è anche costantemente monitorato: il sollevamento è in corso da 11 anni e si stima che, dal 2011 ad oggi, il suolo si sia alzato di 38 cm. Un valore piccolo, se paragonato ai 180 cm registrati nel periodo tra il 1983 e il 1984. Dunque Pozzuoli, grazie ai dati forniti dal sito dell’Osservatorio Vesuviano, resta in zona “gialla”, che significa “di attenzione”, e può stare almeno per ora serena. L’INGV infatti, sigla dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha il compito di monitorare costantemente, dal 1999, i movimenti sismici e vulcanici italiani. Lo fa attraverso reti di strumentazione tecnologicamente avanzate, distribuite in particolar modo attorno alle aree più attive (come la Solfatara, controllata tramite GPS permanente in registrazione continua), e rende pubblici i suoi dati attraverso il sito ufficiale.

I MISURATORI NARURALI – Intanto, anche chi non ha queste informazioni può osservare le condizioni del territorio puteolano perché, oltre al Tempio – che ha perso in parte le sue caratteristiche di misuratore naturale per la presenza di pompe, che dovrebbero sempre asportare l’acqua – ci sono in zona altri luoghi collegati al fenomeno, spesso sottovalutati, che consentono di seguire l’evoluzione del fenomeno bradisismo. Il primo, quello più conosciuto, è “ ‘O Valjione”. Denominato anche Darsena dei pescatori è una piccola area di attracco che prende il nome popolare in ricordo di un galeone spagnolo che affondò nei suoi pressi. Di fatto, il piccolo porto che una volta era capace di contenere numerose imbarcazioni, ora riesce ad ospitare solamente quelle più piccole, per lo più da di porto. In alcuni giorni di bassa marea anche queste sembrano faticare a galleggiare, proprio a causa dell’innalzamento della terra che, come conseguenza, fa diminuire il livello dell’acqua.

Il secondo luogo, altrettanto frequentato, ma meno riconoscibile, si trova proprio sotto il Rione Terra e coincide con quella che doveva essere l’entrata alla città alta dei romani attraverso uno dei porti. Secondo le fonti dello studioso francese Dubois – che nella sua opera “Pozzuoli antica” del 1907 descrive come la città appariva un tempo – dal lungomare erano ben visibili le antiche colonne romane che costituivano il porto, di altezze che variavano dai 3,50 metri agli 8 metri. Le colonne più alte sono state cementificate, ma blocchi più piccoli sono riversati avanti l’apertura tra i due percorsi pedonali del porto e di Via Napoli, nella zona vicina alla Chiesa di San Vincenzo. Lì, proprio come nella Darsena, si riesce a monitorare ad occhio i cambiamenti dalla visibilità dei resti. Nei secoli passati, quando il livello dell’acqua era più alto, non si esclude che la zona sia stata addirittura percorribile, dal Valione alle “proprietà Poerio”. Oggi, dall’attuale scogliera è comunque possibile riconoscere la presenza dei blocchi, attestata anche dalle immagini satellitari, che provocano “l’effetto schiuma” con l’impatto delle onde.

Nonostante le piccole scosse di assestamento e l’allarmismo che ne è derivato, in particolar modo nell’ultimo anno, oggi Pozzuoli dovrebbe vivere in modo più tranquillo e consapevole la propria “unicità” di città ricca di cultura, sorprese e storie tutte da scoprire.

ARTICOLO DI MAYRA LONGOBARDO

(Foto di Paolo Visone)

Scritto da Redazione